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«Il lavoro sommerso degli insegnanti diventi una voce dello stipendio»

Cinzia Mazzacca, sindacalista della Flc Cgil trentina: «Dalla preparazione delle lezioni, alla correzione delle verifiche: tutto lavoro che non viene pagato»


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Tra la preparazione delle lezioni e dei compiti di verifica, le prove da correggere una volta tornati a casa e lo svolgimento degli scrutini, il lavoro degli insegnanti comprende un’ingente quota di ore non conteggiate.

E se è vero che quantificare queste ore non è semplice perché si tratta di lavori che spesso il docente deve eseguire fuori della sede scolastica, è altrettanto vero che queste ore rappresentano una parte fondamentale del lavoro degli insegnanti.

In vista dell’apertura del tavolo per il rinnovo del contratto della scuola, la segretaria di Flc Cgil Cinzia Mazzacca, indica la necessità che del lavoro “sommerso” degli insegnanti si tenga conto per dare ai docenti un aumento salariale in grado di compensarne per intero l'attività lavorativa: «Chiediamo che si aumentino gli stipendi tenendo conto anche delle ore di lavoro “sommerso”. Non può bastare, come nel 2018, un semplice adeguamento all’inflazione. Inoltre, nonostante le promesse, la giunta deve ancora convocarci per discutere il contratto», ha evidenziato Mazzacca.

Segretaria Mazzacca, si sente spesso parlare del “lavoro sommerso”, non quantificato, degli insegnanti. Qual è la situazione?

Quello del lavoro sommerso dei docenti è il classico problema che si trascina da sempre, sollevato da tutte le sigle sindacali. Se ne parla in particolare ora che ci si dovrebbe avvicinare al rinnovo del contratto - almeno in teoria, perché non siamo stati ancora convocati dal presidente Fugatti.

Il fatto è che i docenti svolgono un’ingente quantità di lavoro sommerso, che non viene quantificato. Principalmente ciò che lamentiamo il mancato riconoscimento del lavoro di preparazione delle lezioni, di preparazione e correzione delle prove e dello svolgimento degli scrutini che, per i docenti che hanno poche ore ma tante classi, corrispondono ad un numero elevato di ore.

Sono lavori che richiedono tempo e il docente si trova a svolgerli senza un riconoscimento.

Dunque, preparazione di lezioni e verifiche, correzione dei compiti e svolgimento scrutini. Di nulla di tutto ciò c'è una quantificazione esplicita nel contratto?

Il problema è che il lavoro sommerso ovvero quello che viene chiamato “funzione docente”, non viene conteggiato all'interno del contratto. Nel contratto non viene detto quante ore il docente debba destinare alla preparazione delle lezioni, alla preparazione delle prove e alla loro correzione. L'insegnante deve fare tutto quello che serve.

Ma la preparazione delle lezioni è essenziale, è parte integrante del lavoro del docente. Lo stesso vale per la preparazione delle prove, che siano scritte, pratiche oppure orali, non rientrano in un monte ore, così come la loro correzione, anche a fronte di un ingente mole di temi da correggere. E allora si fa tutto al di fuori dell’orario. Non dimentichiamo poi che i docenti hanno dovuto negli ultimi due anni rinnovare completamente il loro stile didattico a causa della pandemia, trovando da sé delle soluzioni. Anche tutto ciò non è stato conteggiato.

Quali voci sono contenute nel contratto degli insegnanti?

Al momento gli stipendi dei docenti comprendono alcune voci principali: l'orario di insegnamento, che varia dalle 24 ore settimanali delle scuole primarie (22 di lezione e 2 di programmazione), fino alle 18 ore di lezione nella scuola secondaria (senza ore previste per la programmazione). A questa voce si aggiungono le 80 ore di monte orario annuale da ripartire tra collegi-docenti e consigli di classe, impegni talmente gravosi di tempo che sostanzialmente esauriscono il monte ore complessivo.

Inoltre solo in Trentino ci sono 40 ore supplementari, divise tra 10 ore di formazione e 30 ore per eventuali supplenze e attività collaterali da svolgere in presenza degli studenti.

Quale sarebbe per voi la soluzione ideale per fare emergere il lavoro sommerso dei docenti?

Quantificare la funzione docente non è semplice perché si tratta di un lavoro intellettuale che il docente non fa necessariamente nella sede scolastica, ma che si porta a casa. Quello che chiediamo è che si adeguino le retribuzioni in generale. I docenti devono ricevere un adeguato aumento salariale, perché il compenso per le ore effettivamente quantificate possa coprire quello che è il loro reale impegno lavorativo.

È ragionevole ipotizzare che per ogni ora di didattica ve ne sia un’altra “sommersa” tra preparazione delle lezione, preparazione e correzione compiti. I docenti sono stati senza rinnovo del contratto dal 2008 al 2018 e nel 2018 hanno ricevuto soltanto un adeguamento all’inflazione. Non vogliamo che accada lo stesso anche nel prossimo rinnovo contrattuale. Ma ripeto, stiamo ancora aspettando la convocazione.













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