L’intervista

«Educazione fisica a scuola, una necessità per i ragazzi anche con la pandemia»

La presidente del Coni trentino Paola Mora: «Con i bambini di prima e seconda elementare abbiamo attivato un percorso di alfabetizzazione motoria»


Fabio Peterlongo


TRENTO. «L’educazione motoria nelle scuole è spesso l’unico momento in cui i bambini e i ragazzi meno motivati alla pratica sportiva si esercitano nell’attività fisica. Per questo il Coni collabora assiduamente con le scuole, promuovendo le associazioni sportive del territorio in modo da far scoprire lo sport come mezzo per prendersi cura di sé e degli altri attraverso il rispetto delle regole».

Così la presidente del Coni trentino Paola Mora sottolinea l’importanza dell’ora di “ginnastica”, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia abbiano portato ad una maggiore regolamentazione della pratica motoria nelle scuole.

Distanziamento interpersonale ed igienizzazione degli spazi e degli attrezzi sembrano essere sufficienti per fare lezione in sicurezza nelle palestre scolastiche. Restrizioni che sono andate progressivamente a ridursi con la fine dello stato d’emergenza, ma che sono ancora presenti nelle scuole, sebbene in maniera sempre più marginale.

L’unica raccomandazione stringente è la cautela nella pratica degli sport di contatto. In generale, l’attività sportiva nelle scuole del Trentino non sta soffrendo eccessivamente ed il Coni continua a promuovere lo sport a scuola come veicolo essenziale di salute e socialità.

Presidente Mora, possiamo fare un bilancio di questi due anni di educazione fisica nelle scuole?

Il Trentino può vantare alcuni primati. Nel 2020-2021 siamo stati l’unica provincia in Italia ad attivare i percorsi di educazione fisica nelle scuole, grazie in particolare allo sforzo congiunto del Dipartimento della conoscenza e dell’Azienda sanitaria, i cui protocolli hanno consentito la pratica dell’attività motoria nelle scuole elementari. Ricordo poi che il Trentino è l'unica provincia d'Italia che ha insegnanti appositamente dedicati all’educazione fisica in quinta elementare. Durante l’anno scolastico 2021-2022 non ci sono stati particolari disagi, se non quelli causati dalle numerose positività d’insegnanti ed alunni, ma è un problema diffuso in tutti gli ambiti didattici e non specifico dell’educazione fisica.

In che modo il Coni interagisce con le scuole?

In convenzione con la Provincia abbiamo attivato in prima e seconda elementare un percorso di “alfabetizzazione motoria”: l’insegnante curriculare d’educazione fisica, che spesso è laureato in ambiti come le scienze della formazione, viene affiancato dai nostri istruttori Coni specializzati in attività sportiva e laureati in scienze motorie. Con questo affiancamento tra insegnanti ed istruttori siamo riusciti a coprire il 95% delle scuole elementari in Trentino e puntiamo a ampliare l’offerta in tutto il territorio provinciale. In terza e quarta elementare c’è il progetto “Scuola sport”, in accordo con i Comuni: si rivolge agli scolari che si trovano in una fascia d’età cruciale, quella tra gli otto e i nove anni, quando ci si avvicina alla pratica di uno sport specifico. Con questo progetto, negli ultimi cinque mesi dell’anno scolastico le associazioni sportive del territorio propongono “a rotazione” le loro discipline nelle scuole. In quinta elementare si continua ad approfondire la promozione dell’attività sportiva, con il progetto “Promo sport” che coinvolge gli scolari in giornate specifiche rivolte all’orientamento e all’avviamento verso le diverse discipline sportive.

Come si è riuscito a praticare l’attività motoria nelle scuole rispettando le limitazioni imposte dalla pandemia?

Gli esperti formati dal Coni che entrano in compresenza con i docenti curriculari sono stati formati sulle procedure generali anti-covid, ma ogni istituto ha un suo protocollo specifico che dipende in qualche misura dai dirigenti scolastici, i quali hanno un margine di discrezionalità. Tra i presidi c’è chi applica i protocolli in maniera più rigida e chi si avvale di un maggiore margine d’elasticità. In linea generale, nelle scuole è possibile usare le palestre, mantenendo le opportune regole di distanziamento e d’igienizzazione. I margini di discrezionalità riguardano ad esempio la possibilità di utilizzare l'attrezzistica. Viene promossa l’attività fisica facendo attività all'aria aperta quando è possibile. E per quanto riguarda gli sport di contatto si è cercato di far praticare gli sport di squadra rispettando distanziamenti particolari quando possibile. L'obiettivo è stato quello di garantire il massimo della normalità agli studenti.

Quanto è importante che gli studenti continuino a praticare l’educazione fisica nelle scuole pur nel rispetto delle norme sanitarie?

I bambini e ragazzi hanno necessità di fare attività sia a scuola sia nelle associazioni sportive. Le restrizioni della pandemia hanno fatto percepire a tutti l'importanza di fare attività fisica, anche a quanti prima non praticavano sport. C’è da tenere presente che molti studenti, quelli meno motivati all'attività sportiva, hanno solo nell'ora di educazione fisica il loro unico momento di attività fisica ed è importantissimo che questo non sparisca e anzi sia valorizzato. Anche perché lo sport non insegna solo a prendersi cura del proprio corpo e della propria salute, ma insegna anche il rispetto delle regole, insegna ad accettare le limitazioni, e a rispettare gli altri.













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