Studio su 5mila pazienti oncologici per valutare la qualità di vita



E' ai nastri di partenza un primo grande studio clinico italiano che accende i riflettori su un parametro non sempre posto al centro dell'attenzione, ovvero la qualità della vita per come viene percepita dal paziente oncologico in trattamento. Sarà condotto su 5mila pazienti nei prossimi tre anni in 80 centri dal nord al sud dell'Italia ed a breve inizierà il reclutamento. Lo ha annunciato Paolo Marchetti, presidente della Fondazione per la Medicina Personalizzata-Fmp, in occasione del 4/o convegno internazionale Italian Summit On Precision Medicine, che vede riuniti a Roma oltre 150 oncologi da tutta Europa e dagli Stati Uniti per discutere delle prospettive future della oncologia di precisione.
    "L'obiettivo dello studio - spiega Marchetti - è quello di profilare pazienti con tumori metastatici in cui le terapia convenzionali non sono più efficaci per poter identificare possibili ulteriori trattamenti, L'efficacia di tali trattamenti verrà decisa non solo sulla base del controllo della malattia in termini di tempo di progressione della patologia, ma anche sulla base di un altro dato: la tollerabilità della terapia in base a come viene percepita dal paziente in termini di impatto sulla sua qualità di vita". La sperimentazione riguarderà pazienti con diversi tipi di tumori metastatici per i quali i gruppi oncologici di riferimento non ritengono ci siano risposte soddisfacenti dai trattamenti standard. Nello studio, i pazienti verranno dunque trattati con farmaci a bersaglio molecolare innovativi non ancora rimborsati o non ancora in commercio.
    Dunque, rileva Marchetti, "nell'ambito della sperimentazione clinica i pazienti avranno l'opportunità di accedere a queste terapie innovative. Il punto è che i trattamenti oncologici, grazie alla loro maggiore efficacia, oggi possono durare anche anni ed è pertanto fondamentale valutare l'accettabilità degli effetti collaterali da parte dei pazienti. Sta cioè cambiando la sensibilità da parte degli specialisti e dei pazienti stessi rispetto alla qualità della vita". Questo vuol dire, conclude l'oncologo, che "non si parla più soltanto di sopravvivenza, ma di sopravvivenza con una buona qualità della vita". 
   









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