'Ho sposato mia madre', presentato a Firenze film sull'Alzheimer



(ANSA) - FIRENZE, 27 MAR - Il film 'Ho sposato mia madre', commedia diretta e prodotta da Domenico Costanzo, che affronta il tema dell'Alzheimer e in parte ambientato a Firenze, con molti dei protagonisti che hanno origini e collegamenti con la Toscana, e' stato presentato al Media Center 'Sassoli' .
    Alla conferenza stampa sono intervenuti il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Scaramelli, il presidente della commissione Sanità, Enrico Sostegni, il consigliere Maurizio Sguanci, il regista e produttore del film Domenico Costanzo, il coproduttore e co-distributore Tony Civino e l'attore protagonista Nicola Pecci. "Abbiamo voluto presentare il film in Consiglio regionale - ha detto Scaramelli - per il suo messaggio d'amore e per come descrive le persone che soffrono per una delicata malattia. Crediamo giusto sostenere una produzione toscana dedicata ad un tema così importante e profondo".
    "Un film importante che affronta un tema che coinvolge molte famiglie in Toscana - ha sottolineato Sostegni - e che riguarda un percorso nella malattia, dove la persona perde le sue capacità cognitive. Il rapporto dei familiari con la persona malata di Alzheimer è drammatico, ma anche ricco di sentimenti.
    Nel film questo rapporto viene raccontato molto bene e si riaccende un faro su questa malattia, portando l'attenzione sulla demenza che colpisce molti, indagando sui temi della ricerca. Vorrei ricordare che in Toscana sono molte le strutture dedicate ai malati di Alzheimer sia per l'assistenza alle famiglie che per la cura delle persone".
    "Un film di grande valore - ha evidenziato Sguanci - in Italia i malati di demenza senile sono oltre un milione e i familiari coinvolti sono oltre tre milioni. Di fronte all'Alzheimer oggi non ci sono cure, una malattia devastante per chi la vive, ma anche per le persone che gli sono accanto. Un film che racconta una storia vera e lo fa benissimo, il regista racconta la storia di sua madre e la narra con una delicatezza e forza rare. Si comprende che una persona che è al limite delle sue capacità riesce ancora a dare e insegnare qualcosa".
    "Il messaggio più forte che voglio lanciare con la mia opera è che l'emozione e l'amore sono il motore più forte della vita - ha raccontato Costanzo - ed è un motore che non si spenge mai in ogni persona fino alla fine. Questo è il film più personale che ho realizzato, perché purtroppo parlo della malattia di mia madre. Un'opera molto sentita e la funzione dell'arte è quella di riuscire a estrarre la parte più dolorosa e raccontarla agli altri. La speranza è che il film possa arrivare a tante persone e fargli provare le stesse emozioni che ho provato io stesso".
    (ANSA).
   









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