Von der Leyen evoca un piano di pace per Gaza,gelo in Ue 'Idee non concordate'. Michel:'La via è l'iniziativa di Borrell'



BRUXELLES - La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è presentata all'incontro annuale con gli ambasciatori Ue snocciolando "qualche idea" su come far tacere le armi in Medio Oriente e arrivare finalmente alla soluzione "dei due Stati". "Dobbiamo avere un ruolo, avanzando principi comuni per il day after", ha dichiarato il capo dell'esecutivo blustellato. E da lì è partito una specie di piano di pace in cinque punti, che comincia "dall'espulsione di Hamas da Gaza" e termina con "la fine del blocco economico" ai danni della Striscia. Ma le sue "idee" appaiono più come un piano Ursula che un piano Ue, contribuendo ad accrescere la sensazione di confusione europea su come trattare la crisi di Gaza. "È la prima volta che ne sentiamo parlare", dichiara ad esempio un alto funzionario del Consiglio Ue rispondendo alla domanda se von der Leyen si sia coordinata prima con il Consiglio o gli Stati membri. Perché - dettaglio non da poco - la Commissione in materia di affari esteri ha poca competenza, per non dire nulla: quel ruolo, nella grammatica istituzionale europea, è riservato al presidente del Consiglio europeo e, in parallelo, all'alto rappresentante. Che traggono legittimazione dalle direttive impartite dagli Stati membri. L'esuberanza di von der Leyen sulla scena mondiale - e giustamente, vista la crucialità della Commissione su molti temi - sta però suscitando rimostranze da alcuni Paesi, specie quando si entra nella carne viva di certi dossier (l'accordo di cooperazione con gli Usa, ad esempio, o il corridoio Medio Oriente-India). "Gaza - ha dichiarato nello specifico il capo del Berlaymont - non può essere paradiso per i terroristi, Hamas non può ricostruire la sua base nella Striscia". Per evitarlo von der Leyen ha evocato la possibilità di una "missione di pace internazionale sotto l'egida dell'Onu". Allo stesso tempo, Israele non dovrà dislocare "le sue forze di sicurezza" a Gaza e ci dovrà essere solo "un'autorità palestinese" a governare uno Stato palestinese". Posizione che di fatto si allinea a quanto sostenuto dal segretario di Stato Usa Antony Blinken. Gli ultimi due principi prevedono che non ci possa essere alcuna "espulsione del popolo palestinese da Gaza" e che "l'embargo" ai danni della Striscia debba terminare, dato che non è servito dal punto di vista della sicurezza e che il futuro Stato palestinese deve poter contare sull'agibilità economica. Von der Leyen ha poi ricordato il "diritto" d'Israele a difendersi in linea con le leggi umanitarie e il "dolore" per ogni uomo, donna o bambino estratti dalle macerie a Gaza. "Hamas però usa i civili come scudi umani", ha sottolineato. Ebbene. Una seconda fonte, un altro alto funzionario europeo, commentando l'intervento di von der Leyen ha notato che "tutte le idee sono benvenute" ma che allo stesso tempo "ad oggi non si sa come arrivare a quel day after benedetto. La presidente della Commissione parla a nome della Commissione, come indica la carica stessa", ha aggiunto sibillino. Insomma, l'Ue (a 27) sarebbe altra cosa. Michel, intervenuto per ultimo all'incontro con gli ambasciatori ("so che sono il quarto, sarò breve..."), ha ribadito che la crisi sarà risolta "solo con i negoziati". "Noi siamo pronti a promuovere una conferenza di pace. E l'iniziativa di Josep Borrell può essere la base perché la soluzione dei due Stati diventi realtà, anche se ora non viene riconosciuta da alcuni attori", ha sostenuto riferendosi al Peace Day Effort organizzato dall'alto rappresentante a margine dell'assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso settembre. In quell'occasione quasi 50 ministri degli Esteri europei e mediorientali si sono riuniti - in tempi non sospetti, per così dire - in modo da rilanciare il processo di pace istituendo "tre gruppi di lavoro" su altrettante tematiche.













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