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Marmolada, il ritiro del ghiacciaio: 10 metri in meno ogni anno

Gli esperti delle Università di Padova, Parma e Ogs: «Manifestazione del cambiamento climatico, probabile che scompaia prima del 2040»



PADOVA. Nel corso dell'ultimo secolo il ghiacciaio della Marmolada si è ridotto di più del 70% in superficie e di oltre il 90% in volume e, ad oggi, esso è grande circa un decimo rispetto a cento anni fa. Lo dice il team di lavoro di glaciologi delle Università di Padova e Parma e dell'Ogs che da 20 anni monitora la superficie di ghiaccio del massiccio.

"Il ritiro - sottolineano gli esperti - ha mostrato una progressiva accelerazione, tanto che negli ultimi 40 anni la sola fronte centrale è arretrata di più di 600 metri, risalendo nel contempo in quota di circa 250 metri". La velocità di ritiro media è stata di 0,5 m/anno nel periodo 1902-1906, 5 m/anno nel 1925-1938, 8,4 m/anno nel 1951-1966 e 10,3 m/anno dal 1971 al 2015.

Se saranno confermati gli attuali andamenti anche nei prossimi anni, è molto probabile che il ghiacciaio della Marmolada scompaia prima del 2040. Se dovesse rallentare il processo di riduzione della massa glaciale, in ogni caso è improbabile che possa conservarsi oltre il 2060.

"Solo pochi anni fa - proseguono gli esperti - i modelli prevedevano una vita del ghiacciaio per altri 100 o 200 anni. È evidente quindi come i modelli predittivi debbano essere costantemente aggiornati e migliorati e come sia fondamentale garantire, e possibilmente migliorare, il monitoraggio dei ghiacciai con particolare attenzione alle loro variazioni volumetriche".

Sottolineando che il ritiro dei ghiacciai è "la manifestazione più evidente di un cambiamento climatico in atto", per gli studiosi desta maggior preoccupazione "la progressiva accelerazione del ritiro glaciale, che impone una revisione degli scenari climatici più ottimistici predisposti dagli scienziati. Nel lungo termine l'unica azione efficace è quella di trovare un accordo globale che consenta la riduzione dell'emissione di gas-serra per mitigare il riscaldamento terrestre. Nel breve-medio termine si può solamente ricorrere a strategie di adattamento che consentano la razionalizzazione delle risorse - conclude la nota - e una maggiore efficienza nella realizzazione delle infrastrutture, nei processi industriali e nei modelli sociali".













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