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“Marmolada, i teloni non sono la strada giusta”

Alla Carovana dei ghiacciai interviene Marta Chiarle, ricercatrice Cnr e membro del Comitato glaciologico italiano: "Il rischio è di creare masse isolate come quella crollata" (nella foto di repertorio i teli sul ghiacciaio Presena)



TRENTO. "Immaginare di coprire con i teli tutto il ghiacciaio della Marmolada per contrastare questa evoluzione non è la strada giusta". Lo ha detto Marta Chiarle, ricercatrice Cnr e membro del Comitato glaciologico italiano, durante la conferenza stampa della prima tappa della quarta edizione di Carovana dei ghiacciai, campagna internazionale promossa da Legambiente.

"I ghiacciai - ha spiegato Chiarle - si stanno trasformando, sono diversi da come erano in passato. Quindi possono succedere dei fenomeni diversi rispetto a quelli del passato, come è successo l'anno scorso. Io non so esattamente con i teli quale tipo di soluzione intendessero raggiungere sulla Marmolada ma probabilmente, è uscito recentemente uno studio di un membro anche del Comitato glaciologico italiano proprio del crollo della Marmolada, uno dei fattori concomitanti è il fatto che il ghiacciaio si è frammentato negli anni, nei decenni. E si è creata questa massa isolata che poi è crollata. Per vari motivi, probabilmente se fosse rimasta parte del ghiacciaio più ampio l'evoluzione sarebbe stata diversa. Ora quindi immaginare con i teli di coprire tutto il ghiacciaio per contrastare questa evoluzione non è la strada giusta". Secondo la ricercatrice "la scala non è proporzionata. Anche perché dobbiamo ricordarci che il ghiacciaio d'estate fonde, ma d'inverno, in primavera, si alimenta, ha bisogno di ricevere l'apporto della neve. Quindi questi teli assolutamente non devono esserci. Perché altrimenti quello che è il nutrimento del ghiacciaio va a perdersi".

Ci sono "difficoltà dal punto di vista logistico ad andare a ricoprire un intero ghiacciaio, le quantità di teli che servono, il dispendio di mezzi, elicottero, guide e personale specializzato, assolutamente non sono proporzionati. L'unica strada, è molto evidente e sempre più chiaro, è quella di difendere il clima, di cui i ghiacciai sono l'emblema di ciò che il riscaldamento climatico sta determinando. Non è che se io salvo il ghiacciaio ho risolto il problema del riscaldamento climatico". Chiarle ha definito “non giusta la strada di coprire con i teli tutto il ghiacciaio della Marmolada per contrastare questa evoluzione”.

Secondo il professore Marco Giardino, vicepresidente del Comitato glaciologico italiano, "la copertura dei ghiacciai comporta un dispendio di anidride carbonica, questo in base a una serie di studi scientifici, superiore a quella che potrebbe risultare nel non far nulla: coprirlo significa produrre dei teli, disporli con dispendio di energia per il trasporto in quota, poi rimuoverli, poi rimetterli. Tra l'altro trasformando il ghiacciaio in un qualcosa che non è più un ghiacciaio naturale, perché lo si separa". "Noi riteniamo - ha aggiunto Giardino - che lo sforzo dovrebbe essere quello di mitigazione delle emissioni di anidride carbonica. Con questo non voglio dire che i teli non siano efficaci, anzi. Gli studi scientifici dicono che i teli sono efficaci ma a una scala che definiremmo utile per il cosiddetto 'snow farming', quando si vuole salvaguardare una risorsa per poterla usare magari per lo sci: abbiamo l'esempio del Presena. Non vorremmo che si confondesse il salvataggio dei ghiacciai con il salvataggio di una risorsa nevosa utilizzata per lo sci, che in quel caso magari è giustificabile".













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