Lago di Garda

Maxi truffa sul lago di Garda, tre finti acquirenti finiscono nei guai

Da Desenzano acquistavano merce in tutta Italia senza mai pagarla, rivendendola al mercato nero. Un giro d’affari da 1,5 milioni di euro



LAGO DI GARDA. Sembra non avere fine l’azione della Guardia di Finanza intenta a smascherare ogni piega di una truffa milionaria che aveva il lago di Garda come uno dei suoi punti caldi.

Stiamo parlando dell’operazione “Zona Rossa” condotta dagli uomini delle Fiamme Gialle di Padova e Este, che già nel settembre scorso aveva sollevato il coperchio di una complessa truffa da almeno 4 milioni di euro che aveva messo nei guai una dozzina di persone.

Ora altre tre persone sono finite nei guai con l’accusa di far parte di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla truffa.

Il centro delle operazioni truffaldine, come detto, era proprio sul lago di Garda, a Desenzano del Garda: dal lago i tre malviventi finiti ora nei guai avrebbero raggirato oltre 60 operatori economici di numerose regioni italiane (Trentino Alto Adige e Veneto in primis, ma anche Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Toscana).

Lo schema della banda era quello di creare delle false società con cui compravano ingenti quantitativi di merce per poi rivenderle sul mercato nero. I tre avrebbero approfittato del periodo del primo lockdown, nella primavera 2020, per acquistare a distanza senza mai saldare il debito.

Quando i venditori iniziavano ad avere i primi dubbi, era ormai troppo tardi: le società risultavano false e i malviventi nel frattempo avevano indirizzato la loro truffa verso commercianti di altre zone d’Italia.

Un modus operandi che è andato avanti per parecchio tempo, tanto che l’ammontare del valore delle merci acquistate e mai pagate era arrivato a 1,5 milioni di euro.

Ora la Finanza ha completato anche questo filone di indagine assieme alla Procura, disponendo gli arresti domiciliari per il cervello del trio che aveva messo in piedi un centro di elaborazione dati per gestire le operazioni e due suoi collaboratori che avranno ora l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.













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