Personaggi

Massimo, il custode della memoria del lago di Garda

Da Riva, dove abita, a Malcesine, dove ha trascorso l’infanzia: «I lavori a contatto con i primi turisti sul lago ci hanno fatto conoscere il mondo»



MALCESINE. Massimo Casella ha una fortuna ed è quella di ricordarsi con precisione la sua infanzia che coincide anche con l'ultimo periodo in cui Malcesine è stata comunità di paese e non comunità turistica come lo è oggi e che ha travisato quasi tutte le sue caratteristiche.

I ricordi non sono solo quelli dei bambini che giocavano in strada, ma anche dei giochi che ormai nessuno fa più. Poi gli artigiani, le figure caratteristiche che nei paesi non mancano mai.

Quando il turismo ha iniziato ad assumere i giovani del luogo che avevano ben poche risorse, figli com’erano di famiglie in gran parte umili.

Ed ecco come le prime stagioni, ma anche il ruolo di sorvegliante della merce esposta fuori dai negozi hanno iniziato a mettere i primi soldi in tasca: una gioia che non era consapevole che un'epoca stava per finire, lasciando spazio ad una che avrebbe cambiato tutto.

«Per molti di noi - osserva Massimo Casella - quei lavori a contatto con i turisti ci hanno fatto conoscere il mondo. Tedeschi olandesi, austriaci, lingue e abitudini diverse ci hanno messo a contatto con realtà che non conoscevamo e anche così siamo cresciuti».

Ricordi che sono diventate testimonianza e che Massimo Casella ha raccolto in quelli che sono i suoi primi due libri: “Malcesine...settanta voglia di strada” e “Malcesine la Perla del Lago. Quando i bambini si riscoprono ragazzi con la voglia di conoscere il mondo”.

Massimo Casella è nato 9 luglio 1964 a Bussolengo («L’ospedale di Malcesine aveva già chiuso - ricorda - il reparto di Maternità per dedicarsi esclusivamente all’Ortopedia ed alla Medicina e poi erano ancora molti i bambini che nascevano in casa»), abita a Malcesine fino ad otto anni fa quando si trasferisce a Riva del Garda. Vende i libri ad offerta libera e tutto quello che ricava lo dona in beneficenza.

Ha il diploma di terza media e di lavoro fa l'operaio: «Tutto è nato con i racconti postati sulla mia pagina Facebook. Mi piaceva scrivere così come ne sono capace, dei tanti ricordi della mia infanzia che ho la fortuna di ricordare anche nei minimi particolari. Al di la di come erano scritti erano molto letti e mi sono accorto di avere un pubblico fatto di persone che avevano vissuto le stesse esperienze e giovani curiosi che cercavano di capire com'era la vita di un tempo».

Tra i suoi lettori Martino Trimeloni che affascinato dai suoi racconti, contatta Massimo facendogli una proposta: «Martino lavora in una tipografia e mi propone di raccogliere i racconti in libri che lui avrebbe stampato gratuitamente. Non solo, ma si è anche offerto di correggere i testi. Confesso che avevo paura, ma ho accettato la sfida».

Massino Casella ha allestito anche una frequentata mostra (“Dalle Arele allo Scalino”) chiusa da pochi giorni che ha riportato indietro nel tempo i molti visitatori. Massimo Casella non è solo figlio di una Malcesine che non c’è più, ma la sua stessa storia di scrittore sembra far parte di un'altra epoca. (D.P.)













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