il caso

“Lavarello a rischio estinzione nel Garda: ecco cosa dobbiamo fare”

Filippo Gavazzoni, vicepresidente della Comunità del Garda, spiega la sua ricetta: sanificazione delle carene, nuovo regolamento della pesca, oasi di recupero


di Daniele Peretti


LAGO DI GARDA. “Non è esatto affermare che il lavarello andrà a scomparire, ma al contrario si può dire che siamo arrivati al limite oltre il quale è impossibile ipotizzare cosa potrà succedere. Fortunatamente il coregone si riproduce con relativa facilità e quindi in forse ci sono le future quote di pesca che nessuno può sapere se andranno a diminuire o meno”. Filippo Gavazzoni, vicepresidente della Comunità del Garda, cerca di attenuare l’allarme non negando il rischio estinzione del lavarello, ma indicando le strade che si possono percorrere per riuscire a tenere sotto controllo la situazione.

Ma perché è stata data l’autorizzazione all’immissione del coregone nei laghi di Como e Iseo e non anche al lago di Garda? "Perché non abbiamo uno studio della biomassa che indichi il volume dei pesci e ci dia altre informazioni utili per capire la realtà della nostra ittiofauna. Nel 2019 è stato sottoscritto il Contratto del Lago grazie al quale si è riusciti a fare molto, ma non tutto. Lo studio sulla biomassa che ci permetterebbe anche di conoscere tutte le specie presenti nel lago, lo si pensava nell’ambito del Bando Life studiato proprio per il coregone, ma non è andato a buon fine.”

Il lavarello è arrivato nel Lago di Garda nel 2018. “Esattamente ed ormai lo si può considerare para autoctono e si dovrebbe agire di conseguenza. A ottobre convocherò i rappresentanti delle Regioni gardesane per discutere sull’ipotesi di autotassazione triennale per finanziare direttamente lo studio del recupero del coregone. Basterebbe davvero poco per avere a disposizione la cifra necessaria. Purtroppo l'interregionalità è troppo lenta rispetto ai problemi del nostro lago che non dimentichiamo che si tratta del maggiore italiano.”

C’è stata anche una presa di posizione unitaria da parte di tutte le associazioni di pesca che gravitano sul lago. “E ne rivendico con orgoglio la paternità. Abbiamo fatto delle proposte nell’interesse comune come quella della sanificazione delle barche, solo che la lentezza nel legiferare è esasperante.”

Quindi il grido d’allarme per l’estinzione del lavarello parrebbe non essere una novità dell’ultimo minuto? “Infatti non lo è, l’attuale la definirei una situazione “telefonata”. Si sapeva, ma si è fatto poco o niente.”

Vicepresidente della Comunità del Garda, ma anche assessore a Peschiera: potrebbe essere una posizione ideale per lanciare degli obiettivi. “Farò di tutto per arrivare ad ottenere il marchio di qualità del pescato gardesano; recuperare il carpione per allontanarne il rischio estinzione; intensificare la collaborazione tra gli stabilimenti teorici veronesi e bresciani arrivando ad una linea guida comune; arrivare ad una legge che renda obbligatoria la sanificazione delle carene delle barche; pianificare un nuovo regolamento della pesca contingentando e dando nuove quote alla pesca di professione, creare infine delle nuove oasi e recupero e rinaturazione degli habitat costieri e dove è possibile, recuperare anche i canneti.”













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