Lago di Garda

Chi pesca il luccio più grande? Sul lago di Garda torna la sfida più «gustosa»

Via alla nuova edizione del trofeo organizzato dall’Asd Tirlindana del Basso Garda. Un spunto per riflettere sulla situazione del patrimonio ittico del Benaco. Filippo Gavazzoni: «Serve un marchio di eccellenza»


Daniele Peretti


DESENZANO. Dallo scorso lunedì 15 agosto e fino al 15 ottobre si svolge il ventiduesimo trofeo Luccio, organizzato dall’Asd Tirlindana del Basso Garda col patrocinio del Comune di Desenzano. Il pesce dovrà essere pescato nel lago di Garda con imbarcazioni e mezzi consentiti dai regolamenti in vigore. Per la validazione del peso del luccio pescato, gli iscritti dovranno presentarsi al negozio di alimentari Ruffoni in piazza Malvezzi a Desenzano dove verrà rilasciata anche la certificazione del peso.

I lucci non potranno avere un peso inferiore ai 5 chilogrammi e dovranno essere accompagnati da una foto del momento della cattura.

La gara organizzata dalla Tirlindana del Basso Garda offre lo spunto per approfondire lo stato di uno dei pesci di maggior tradizione di tutto il Garda. Non solo, ma il luccio è anche un predatore molto selettivo ragion per cui convive senza problemi con le altre specie autoctone come la trota lacustre ed il carpione la cui presenza è andata progressivamente a diminuire e leggere le quantità del pescato nel 1887 lascia sbigottiti: 28 tonnellate di Trota Lacustre, 20 di Carpione e 18 di Luccio.

Un quadro del tutto diverso rispetto alla situazione attuale che però ha creato la fortuna della gastronomia gardesana per i piatti a base di pesce.

Oggi si tratta di un'eccellenza che va tutelata anche perché si tratta di specie ridimensionate nei numeri, talune a rischio estinzione tant’è che il Lavarello immesso nelle acque del Garda nel 1918 per contribuire ad aumentare la disponibilità di pesce pregiato, oggi è diventato praticamente l’unico ad essere disponibile in quantità significative tant’è che sia la pesca professionistica che il commercio ittico sul Garda vivono una crisi profonda. Non mancano i pescatori che infrangono le regole, insomma il quadro è decisamente allarmante.

Una possibile soluzione? La propone Filippo Gavazzoni assessore del Comune di Peschiera e studioso del lago di Garda: «Da una parte ci si dovrebbe muovere verso una valorizzazione istituzionale del pesce del Garda; dall’altra si deve puntare ad un marchio d’eccellenza utile anche per stabilire dei prezzi minimi di vendita bloccando così l’attuale tendenza di svenderlo.

Valorizzarlo vuol anche dire saperlo raccontare, lavorare, nobilitare e proporre affinché si possa riappropriare della dignità che gli appartiene. Un marchio d’eccellenza che ben si affiancherebbe ai Doc a chilometro zero come olio e vino. Inoltre il pesce di Lago non dovrebbe essere esportato altrove, ma restare sul Garda per garantire una filiera corta che avrebbe anche una valenza turistica».

L’obiettivo sarà anche quello di tornare ad avere Alborella, Carpione, Trota Lacustre e Anguilla con popolazioni ben radicate e numerose da poter essere valorizzate anche economicamente. 













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