Il caso

Recensione shock di un cliente alla pizzeria: «Mi hanno fatto mangiare vicino a gay e a un ragazzo in carrozzina»

E' successo nel Lodigiano: "Peccato, la pizza era eccellente". La replica del locale: "Il nostro locale è aperto a tutti, chiediamo rispetto. Non torni più"



MILANO. Che le recensioni lasciate su siti e social possano diventare un fastidio, quando non un vero e proprio incubo per i ristoratori, ormai è risaputo. Ma c’è ancora chi riesce a passare il segno.

È successo in una pizzeria nel Lodigiano: un cliente, evidentemente insoddisfatto del servizio ricevuto, pensa bene di esprimere il suo malcontento con una recensione. Una recensione pessima, con un solo pallino.

Fin qui tutto nella norma. Poi però arriva la spiegazione del cliente, che illustra i motivi della sua insoddisfazione. Che non sono legati alla pizza o ai piatti serviti, né al servizio in sala, ma a tutt’altro.

«Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay – scrive - non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà, mi dispiaceva ma non mi sono sentito a mio agio. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più». Sembra incredibile ma è così.

A quel punto i proprietari hanno risposto: “Egregio cliente, apprezziamo il suo impegno per valutare il nostro servizio attraverso la sua recensione, nonostante questo ci tenevo a farle presente che il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono l’educazione e il rispetto verso ognuno. Le sue parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato mi sembra una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole”, scrive Giovanna Pedretti, che con il marito Nello gestisce la pizzeria.

Per poi aggiungere: «Ci tengo inoltre a sottolineare che non è passato inosservato il suo sguardo infastidito anche verso il ragazzino in carrozzina. A fronte di queste bassezze umane e di pessimo gusto, credo che il nostro locale non faccia per lei. Le chiediamo gentilmente di non tornare da noi».

 













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