GENERAZIONI

Mauro Zamboni, oltre mezzo secolo di agricoltura e zootecnia tra Vigolana e Valsugana

Il racconto di un allevatore e contadino, da sempre impegnato nell'azienda di famiglia e anche nel sociale, fra associazioni e giunta comunale. «Una delusione vedere snobbata la professionalità degli agricoltori e sull'ambiente essere considerati “inquinatori” quando invece seguiamo il ciclo naturale»

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CARLO BRIDI
ALTOPIANO DELLA VIGOLANA


Accanto alle storie dei giovani agricoltori che da tempo raccontiamo sul Trentino, oggi iniziamo una serie dedicata agli imprenditori che hanno invece alle spalle decenni di storia in campagna.

Il primo è un allevatore che è stato per molti decenni impegnato nel sociale: Mauro Zamboni, classe 1953, la sua l’azienda si trova a metà strada fra Vattaro e Vigolo Vattaro e vi partecipano anche i fratelli Fausto, 64 anni, e Alessandro, 61 anni.

Ma qual è l’organizzazione e la consistenza dell’allevamento?

«Alleviamo - spiega Zamboni - una mandria di 300 capi con 170 vacche in mungitura e siamo aiutati da due dipendenti. Per 23 anni erano con noi due fratelli rumeni, qui in Trentino con le famiglie; poi purtroppo uno di loro è deceduto e l'altro è rientrato. Dopo un periodo senza dipendenti, adesso abbiamo come collaboratori due giovani indiani.

Il lavoro in stalla ci occupa parte della giornata, il resto del tempo lo dedichiamo alla campagna che coltiviamo in Valsugana, fino a Cismon del Grappa (Vicenza). Sono circa 65 ha tra mais e sorgo. Del mais circa 20 ettari sono deedicati a pastone di granella e pannocchia, il restante lo insiliamo.

I prati che sfalciamo sono circa 60 ha da Lavis a Trento, all’Altopiano della Vigolana e Valsugana fino a Borgo. Per la qualità del foraggio anche se il costo è superiore, preferiamo fasciarlo il più presto possibile dopo imballato, l'ideale sarebbe aver la macchina imballatrice che scarica la balla già fasciata ma lavoriamo su terreni ripidi pertanto è impossibile usarla».

I fratelli gestiscono la malga Doss del Bue a Vattaro e qui in inverno il capannone viene utilizziamo per il giovane bestiame.

«In estate - prosegue Mauro Zamboni - montichiamo altre tre malghe Folgaria e Vezzena con circa 106 Uba. Il latte lo vendiamo alla Casearia Monti Trentini e il prezzo attuale è simile a quello della Cooperazione, che su questo versante è sempre a rimorchio con Veneto e Lombardia e non si parli di Emilia», sottolinea Mauro, con un pizzico di polemica.

«Siamo - aggiunge - società agricola semplice fin dalla fondazione, nei primi anni '80, e siamo sempre stati coamministratori, poi due anni fa sono diventato amministratore perché altrimenti le varie pratiche burocratiche sarebbero moltiplicate per tre».

Per il futuro?

«Progetti ce ne sono ancora, ma bisogna fare i conti col tempo. Come titolare ho sempre avuto carta bianca dai genitori, da quando abbiamo acquistato il primo trattore nel 1964, dopo il motocarro Caproni del maso Clena negli anni '69-'70: ero il ragazzino che partecipava ai vari convegni dell’Unione Contadini, sulla fase iniziale della legislazione europea che ha scardinato il potere dell’Ispettorato agrario.

«Successivamente è stato costituito l’ESAT. Ho frequentato l’Istituto agrario di San Michele, dove mi sono diplomato perito agrario. Spesso ho riscontrato in questi anni che i servizi venivano calati dall’alto, fino all’arrivo dell’ESAT. Purtroppo - aggiunge Zamboni - in tutti questi anni, ho registrato anche alla FEM la mancanza di una cultura zootecnica-agricola.

Noi da anni non abbiamo nostri progetti finanziati dall’ente pubblico, e sarà sempre peggio se non si riesce a contare, essere preparati e organizzati.

Penso - prosegue Mauro - anche ai danni fatti dai nobilotti e dai baroni che per 30 anni e più hanno deciso sulla testa dei contadini.

Parlando della questione ambiente, è pazzesco essere considerati “inqinatori”, proprio chi segue un ciclo naturale, come noi.

A proposito del biologico, abbiamo fatto il passo per due anni in conversione, poi ci siamo resi conto, sulla esperienza olandese, che conta di più il marchio aziendale tramite il quale il coltivatore professionale garantisce il prodotto. E qui ricordo che un’altra delusione è stata vedere snobbata la professionalità nel settore».

Sul fronte sociale Zamboni è stato impegnato per oltre 50 anni, delegato provinciale dei giovani di Coldiretti, agli inizi degli anni '80, quindi consigliere dell’Unione contadini arrivando in giunta, poi dirigente della Federazione provinciale allevatori, e a più riprese amministratore del Comune di Vigolo Vattaro, prima, e dell’Altipiano della Vigolana, poi, dove è stato in giunta per cinque anni.

«Ogni persona - conclude - deve essere impegnata nel sociale, certo nel mio caso la nostra attività non ci permette tanto tempo libero». 

Zamboni è impegnato anche nelle associazioni che si occupano di giovani con problemi di tossicodipendenza, sempre più presenti anche nelle nostre valli.













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