Telecom chiude la sede trentina del 187

La decisione contenuta nel nuovo contratto dei dipendenti. Per circa 400 lavoratori arrivano i contratti di solidarietà


di Massimiliano Bona


TRENTO. Due anni di contratto di solidarietà per tutti i reparti (fatta eccezione solo per i tecnici), la timbratura del cartellino direttamente al pc (il che significa arrivare al lavoro almeno cinque o dieci minuti prima), la geolocalizzazione per le auto di servizio, la soppressione della sede trentina del 187 entro il 2014 - che attualmente conta una ventina di dipendenti - e nuovi orari (più pesanti) per coloro che curano il servizio alla clientela: sono questi alcuni dei punti chiave del nuovo contratto per i dipendenti Telecom firmato nei giorni scorsi a Roma e che avrà pesanti ripercussioni anche in sede locale. A confermarlo è la referente regionale della Cisl Bianca Catapano che martedì illustrerà tutte le principali novità nel corso di un incontro con i rappresentanti dei media.

Partiamo dalla prima misura: quanti lavoratori Telecom, in regione, saranno interessati dal contratto di solidarietà?

A livello nazionale stiamo parlando di 2.750 lavoratori, mentre in regione l’organico è di circa cinquecento dipendenti, di cui un centinaio di tecnici, che non saranno coinvolti da questa decurtazione di stipendio.

Quanto peserà, percentualmente, il contratto di solidarietà sugli stipendi?

Dipende dai reparti e oscilla tra il 6 e il 9 per cento dell’attuale stipendio. Una parte sarà compensata dall’Inps ma i lavoratori perderanno comunque alcune centinaia di euro l’anno. La misura è già operativa da lunedì 15 aprile.

Nell’ambito delle misure per ottimizzare i tempi è prevista anche la timbratura al pc. Cosa comporterà?

È una delle novità che l’azienda ha introdotto per aumentare l’efficienza. Certo, questo significa arrivare prima al lavoro. Ma tutti, indistintamente, in questo momento farebbero il possibile per conservare il posto.

In quest’ottica è stata introdotta anche la geolocalizzazione per le auto di servizio?

Sì, l’azienda preme per raggiungere standard di rendimento sempre più elevati. L’obiettivo è cercare di restare competitivi nei confronti di altri operatori il cui costo del lavoro è più basso.

Cosa riguarda, invece, il blocco delle esternalizzazioni?

I servizi più importanti: dal 191, che si riferisce ai clienti business, al 187 che interessa i cosiddetti clienti residenziali. Per quanto attiene il 187 ci sono novità decisamente negative anche per quanto attiene la nostra regione, con la chiusura della sede di Trento entro il 2014.

Quindi è una scelta definitiva?

Sì, e aggiungo che siamo molto contrariati perché l’azienda non ha preso in esame soluzioni alternative alle chiusure e per questo cercheremo di coinvolgere le autorità locali.

Quali alternative avranno i lavoratori, o meglio le lavoratrici, visto che al call center ci sono soprattutto donne?

Il trasferimento a Bolzano con orari penalizzanti o il telelavoro, ma quest’ultimo da molti è ritenuto ghettizzante.

Com’è finita la questione dei grandi clienti (Lub, Provincia, Asl e Comune) per l’Alto Adige? Sono passati a Mestre a dispetto del bilinguismo?

Sembra di sì, ma abbiamo chiesto garanzie in tal senso all’azienda. Temiamo che ciò ci possa nuocere non poco, soprattutto in prospettiva.

Basteranno queste misure?

Tra un anno l’azienda ci dirà se sono sufficienti o meno. Quelli che ci apprestiamo a fare, in ogni caso, sono già sacrifici importanti.

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