Supermercati, lavoratori in sciopero venerdì 22 

«Quattro anni senza rinnovo del contratto: adesso basta». Aderiscono  i dipendenti delle aziende associate a Federdistribuzione fra cui Coop e Despar


di Alice Sommavilla


TRENTO. Sono passati quattro anni ma il rinnovo dei contratti di settore ancora non è avvenuto. Saliranno a quota quattro, con quello indetto per venerdì 22 dicembre, gli scioperi effettuati fino ad ora da lavoratori e lavoratrici impiegati nelle aziende associate a Federdistribuzione e distribuzione cooperativa. Indetto dagli organi sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, lo sciopero vedrà coinvolti tra i molti in Trentino i dipendenti di esercizi commerciali come il Gruppo Aspiag (ai quali fanno capo i supermercati Despar ed Eurospar), Pam, Mediaworld, Ovs e non solo. Fortemente coinvolti anche gli impiegati di Famiglie cooperative e Superstore.

La protesta è indirizzata alle associazioni datoriali che, disconoscendo le disposizioni in materia, hanno interrotto ogni trattativa in merito alla definizione di un contratto collettivo nazionale di settore. In aggiunta, le aziende citate rifiutano di applicare il rinnovo del contratto nazionale messo in atto da Confcommercio nel 2015, mancanza che sta arrecando notevoli problemi ai lavoratori sia dal punto di vista contributivo che da quello della retribuzione (i dipendenti delle aziende associate a Confcommercio percepiscono ad oggi 70 euro in più al mese). Inaccettabile inoltre, secondo i sindacati, il modo in cui stanno stagnando le trattative per i contratti dei dipendenti della distribuzione cooperativa.

Le Coop avrebbero messo sul tavolo un progetto di mediazione nettamente a vantaggio dell’impresa, con la promozione di un contratto che sfavorirebbe i dipendenti su più piani. In primis, un aumento salariale complessivamente inferiore a quello dei dipendenti delle aziende afferenti a Confcommercio, seguito da un arretramento della disciplina vigente per quanto riguarda il trattamento della malattia: pagamento ridotto per i primi tre giorni. Altre clausole messe sotto accusa, la proposta di ridurre del 5% le maggiorazioni orarie domenicali, straordinarie e notturne; la possibilità per le imprese di effettuare assunzioni part-time di 8 e 16 ore settimanali per i giorni feriali e senza accordo aziendale; riduzione dei permessi e introduzione di un sistema di deroghe automatiche al contratto nazionale in caso di perdite di bilancio.















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