Lavis, sì alle nozze con Cavit Ma il debito è ripagato a metà 

Vino. Ufficializzato l’accordo per il rientro nel consorzio. Una trentina di dipendenti lascerà Lavis Operazione resa possibile dalla rinuncia a circa 22 dei 44 milioni di credito da parte di Banche e Isa


Luca Petermaier


Trento. Dopo il clamoroso divorzio, la Cantina di Lavis e il Consorzio Cavit sono tornati sotto lo stesso tetto. Operazione annunciata da tempo (fu proprio il Trentino a darne notizia) ma che si è concretizzata solo negli ultimi giorni (lunedì, in una conferenza stampa, ne verranno spiegati i dettagli) dopo che sono andati al loro posto tutti i tasselli di un mosaico complicatissimo, soprattutto sotto il profilo finanziario. la volontà (e anche l’esigenza commerciale ed economica) di ritornare in cavit, infatti, per lavis si scontrava con la forte esposizione debitoria della cantina nei confronti di vari istituti di credito e di isa (la finanziaria della curia) che avevano messo sul piatto le risorse per il corposo piano di salvataggio che qualche anno fa aveva permesso a lavis di salvarsi dal baratro. la cantina sociale, negli anni, si è ripresa, ha riconquistato quote di mercato ma il fardello debitorio - circa 44 milioni di euro - che si portava appresso costituiva un ostacolo non facile da superare. cavit, infatti, si era sempre detta disposta a “riabbracciare” lavis ma senza dover sborsare neanche un euro per ripianarne i debiti.

Trovare una soluzione non era facile. si è quindi proceduto con la vendita al consorzio di ravina delle società industriali e commerciali del gruppo lavisano, vale a dire casa girelli (azienda di imbottigliamento), glv (commercio all’ingrosso di bevande) e lo spumantificio cesarini sforza. si tratta di un’operazione del valore complessivo di circa 22 milioni di euro. ne restavano altrettanti circa da restituire alle banche, esposte con consistenze diverse con la cantina: da unicredit (9 milioni) a cassa centrale banca (3), da banca intesa (5) ad alcune rurali del territorio (come trento, esposta per 4 milioni e giovo per 1,8) da montepaschi a sparkasse e bcc salorno oltre a isa che vantava un credito di circa 7 milioni.

Si è quindi proceduto all’unica soluzione possibile per dare il via libera all’operazione: rinunciare (tutti, isa compresa) ad una parte del proprio credito. i creditori, in sostanza, hanno fatto un sacrificio con un saldo e stralcio, cedendo a sconto il credito a terzi. il debito è stato poi azzerato da lavis grazie alla vendita degli asset societari. operazione in realtà assai più complessa di come l’abbiamo riassunta qui ma che è risultata determinante per mettere il rientro di lavis in cavit sui binari della sostenibilità finanziaria.

L’altra questione complessa era quella dei dipendenti. che fine faranno i lavoratori di lavis dopo il rientro in cavit? molte posizioni rischiavano di essere sovrapposte rispetto ad altre già esistenti nel consorzio. la soluzione è stata trovata nello spostamento di una trentina di dipendenti dalla cantina alle varie società del gruppo lavisano cedute a cavit che si è presa essa stessa in carico alcuni dipendenti. questa operazione di “redistribuzione” è avvenuta attraverso cessioni di contratti individuali che comportano l’assenso sia dell’azienda che lascia il dipendente, sia di quella che lo acquista sia dello stesso dipendente.

Nel corso di una riunione sindacale in cavit, nei giorni scorsi, anche i dipendenti del consorzio di ravina hanno chiesto chiarimenti e rassicurazioni all’azienda, con la quale i rappresentanti sindacali si incontreranno nei prossimi giorni.

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