Irene, la chimica mancata che trasforma le mele

A Priò la figlia di Giorgio Prantil ha lasciato l’università per guidare l’azienda Vendite in continua crescita a premiare la qualità di aceto, spremute e succhi


di Carlo Bridi


In Valle di Non ci sono giovani donne che hanno saputo mettersi alla prova fuori delle attività tradizionali (frutticoltura e zootecnia in alta valle) imboccando strade interessanti anche dal punto di vista commerciale. A Priò, paesino di 300 abitanti, incontriamo una figlia d’arte: Irene Prantil, figlia di Giorgio, frutticoltore che fin dall’inizio dell’attività di Melinda si è battuto per valorizzare le mele di qualità inferiore che erano quasi buttate. «Visto che Melinda non ha accettato di creare un polo di trasformazione - ricorda Irene -, mio padre si è messo in proprio, usando le mele di scarto per convalidare la sua idea. E’ partito con l’aceto di mela, in modeste quantità, e ha dimostrato che è possibile ottenere prodotti di qualità e molto apprezzati dal mercato. Lo vendeva sui mercatini rionali».

Ma l’aceto non è prodotto di largo consumo; da qui l’idea di fare la spremuta («non succo», precisa Irene) di mela, senza coloranti o conservanti. «L’anno in cui abbiamo iniziato, il papà si è ammalato - continua -: di qui la scelta mia e di mia sorella di tornare a casa. Ho smesso l’Università e mi sono dedicata all’azienda a tempo pieno. Nel 2007 abbiamo ottenuto la certificazione Iso 9001 e da Melinda l’autorizzazione all’uso del marchio per l’aceto diventando unici produttori e distributori di aceto Melinda. Non ci siamo più fermate: ogni anno abbiamo sfornato 4 prodotti nuovi: nel 2008 la spremuta di mela, le mele disidratate, i succhi misti: mela con fragola, mirtillo e ribes, 100% frutta senza zuccheri, coloranti o conservanti. Nel 2009 con ginseng, aloe, lampone e tè verde. Nel frattempo abbiamo piantato 4000 metri di piccoli frutti in Val di Rabbi per fare succhi coi nostri prodotti. Nel 2010 con l’apertura di Castel Thun altri 4 nuovi prodotti di piccoli frutti dedicati al castello, mettendone in etichetta le immagini. Nel frattempo siamo usciti col balsamico di mela fatto col metodo di Modena. E in questi giorni a Ortinparco presentiamo un aceto invecchiato 15 anni. Dal 2011 abbiamo un direttore vendite e da quest’anno c’è lo shop on line che dà i primi risultati». Come vanno le vendite? «Fino al 2011 erano in continuo aumento, quest’anno la crisi le ha frenate. Ma con la catena Pam in 3 anni abbiamo quasi quadruplicato, da 90 a 300 mila euro di fatturato di sole spremute». Qual è il vostro segreto? «Puntare più sulla qualità che sulla quantità: la donna che va a fare la spesa sa scegliere e ci premia». Da cosa nasce la sua passione per l’agricoltura? «Me l’ha tramandata papà, in casa mia tutti da sempre sono contadini». Perché la scelta di studiare chimica dopo il liceo? «Papà ha insistito: è tradizione di famiglia avere un’agricoltura che fa il minor uso possibile della chimica. Quindi, conoscere la chimica per non usarla».

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