In tre anni i frutteti bio raddoppieranno 

L’Apot ha messo in campo un progetto per arrivare a una frutticoltura sostenibile e nuove limitazioni ai pesticidi


di Carlo Bridi


TRENTO. “Il progetto finalizzato a rendere la frutticoltura sempre più sostenibile e trasparente, procede ormai a regime, ma non solo per il 2018 si pongono nuovi obiettivi, partendo anche con un ambito progettuale condiviso tra viticoltura e frutticoltura”. Ad affermarlo Alessandro Dalpiaz, direttore di APOT, nell’incontro con la stampa per la presentazione del progetto: “Trentino Frutticolo Sostenibile per il 2018”, presentato nella sede della Cavit proprio per dimostrare l’intesa fra i due settori. Concetti condivisi dal presidente di Cavit Bruno Lutterotti, che ha parlato di “una visione unitaria nell’impegno sul fronte della sostenibilità. Ma il progetto sarà molto impattante anche per il turismo, più noi riusciremo a mantenere integro il nostro territorio”.

A riprova del forte impegno, Dalpiaz ha citato il dato dei frutteti convertiti in biologico: nel 2017 superavano di poco i 500 ettari, per il 2020 supereranno i 1000 ettari, quindi più del 10% dei frutteti trentini. “Certo - ha ricordato l’assessore all’Agricoltura Michele Dallapiccola - è innanzi tutto un fatto culturale, dobbiamo investire su questo fronte, e l’attenzione della Provincia che non è mancato in passato ci sarà anche per il futuro”.

In quest’ottica va vista l’attività formativa che negli ultimi mesi ha visto lo svolgimento di 88 corsi con 3676 partecipanti. Per non parlare della revisione degli atomizzatori che vede il Trentino all’avanguardia in Italia.

Ma cosa comprende di nuovo il progetto 2018? Innanzi tutto un impegno sul fronte fitofarmaci: l’APOT ha annunciato l’eliminazione totale da quest’anno del Clorpirifos elite del quale si erano trovate tracce nei corsi d’acqua e l’introduzione di impegni vincolanti come l’obbligo di utilizzo di quantitativi ridotti di acqua per i trattamenti e l’obbligo di dotare tutti gli atomizzatori usati di ugelli anti-deriva. Altra limitazione volontaria la limitazione nell’uso dei diserbanti in generale, con l’impiego molto contenuto del tanto discusso “glifosate” che dovrà essere usato con dose ridotta di 2,4 litri/ha, sostituendolo con il diserbo meccanico. Nel contempo lotta dura contro gli scopazzi con l’eliminazione di tutte le piante sintomatiche. “Ci siamo assunti con la società civile l’impegno per una frutticoltura sempre più sostenibile, e lo vogliamo mantenere anche perché il settore assicura lavoro continuativo per 1400 dipendenti, il larga parte donne e vede coinvolti oltre 10 mila frutticoltori” ha affermato Ennio Magnani presidente di APOT. Si proseguirà nell’impegno teso alla certificazione della biodiversità dei suoli coltivati a melo, ma con il progetto PEI sarà realizzato anche un focus sulla coltivazione del mirtillo e su risanamento ed il rilancio della storica susina di Dro.

Da quest’anno-grazie alla collaborazione del prof. Roberto Della Casa docente di Marketing dei prodotti Agroalimentari dell’UNI Bologna, per la prima volta sarà analizzato il tema della quantificazione del valore dell’indotto economico per i diversi anelli del processo di filiera(produzione agricola, logistica, attività industriale per il fresco e il trasformato servizi accessori) e il loro impatto sul fronte dell’occupazione. Infine, ha annunciato Dalpiaz, è in fase di lavorazione per la seconda edizione il “Bilancio di Sostenibilità 2018”, volume curato da APOT e Agriter che riporterà i dati, le statistiche, le testimonianze e i nuovi progetti raccolti nel 2017 che profilano l’evoluzione degli indicatori sui tre aspetti della sostenibilità della frutticoltura trentina, utilizzando lo schema di analisi proposto da “Global Reporting Initiative”, lo standard internazionale di riferimento.













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