Il Sait riparte: più utili e soldi alle coop 

I vertici presentano il bilancio con fatturato stabile e costi in calo e sottolineano: «Non è solo merito dei tagli al personale»



TRENTO. «E’ stato un anno pesante. Umanamente pesante e non solo per chi è uscito dall’azienda, ma siamo riusciti ad ottenere buoni risultati e non solo grazie ai tagli del personale». Il presidente del Sai Renato Dalpalù presenta così il bilancio del Consorzio di secondo livello della cooperazione di consumo trentina. Nella sala al quarto piano dell’avveniristica sede dell’Interporto, con accanto il direttore generale Luca Picciarelli e il diretto finanziario Marcello Gaiani, il presidente ha tracciato il quadro di un’azienda che sta ottenendo buoni risultati e adesso riesce anche a ristornare risorse consistenti alle cooperative. Un quadro economico buono, anche se i sacrifici non vengono certo dimenticati. Neanche dai vertici che ieri hanno più volte fatto riferimento ai tagli occupazionali e al periodo difficile passato da tutti, sia da chi è stato licenziato che da chi è rimasto. Anche se, è bene ricordarlo, chi è stato licenziato si ritrova nella condizione di dover ripartire da capo, magari a 50 anni suonati. Anche per questo ieri i vertici hanno sottolineato che il bilancio è soddisfacente spiegando, però, che l’aggettivo forse non è il più adeguato alla situazione.

I numeri, comunque, sono buoni. I ristorni, ossia i soldi restituiti alle cooperative socie, aumentano del 71,2% arrivando a un totale di 5,65 milioni, mentre i soldi distribuiti alle Famiglie cooperative arrivano, in totale, a 14 milioni di euro. Un risultato cui si è arrrivati riducendo i costi. Dalpalù e Picciarelli hanno, a questo punto, sottolineato con forza che il taglio di oprganico vale meno della metà del risparmio complessivo che è stato di 4,4 milioni di euro, mentre il risparmio sul personale, con la messa in cassa integrazione e poi in mobilità di 80 dipendenti, pesa per 2 milioni e 126 mila euro. Fonte di soddisfazione per i vertici del consorzio anche il fato che l’uscita delle tre Famiglie cooperative Giudicarie, Pelugo e Carisolo, non ha inciso sulle vendite lorde che si sono attestate sui 329,5 milioni di euro, lo stesso livello dell’anno scorso. Mentre le vendite totali, cioè il valore delle vendite al dettaglio di tutto il sistema, sono arrivate a 501 milioni di euro. Dopo tutti i ristorni e i soldi restituiti alle Famiglia cooperative, il Sait comunque è stato in grado di fare anche utili per 2 milioni di euro, con un aumento del 124%. Infine, sono calati i debiti, da 104 a 41,3 milioni di euro. Insomma, si direbbe un’azienda in salute, ma con la ferita dei tagli all’occupazione. Un’azienda che, ricorda Picciarelli, ha anche una buona fetta di mercato: «Se si considerano tutti i canali distribuitivi, abbiamo il 39,43% e Altroconsumo ci ha definito come l’azienda con il carrello della spesa più conveniente del Trentino». Dalpalù, per questo, si toglie i sassolini dalle scarpe: «Questi dati sono una risposta a chi diceva che non avevamo un piano industriale. Adesso andremo avanti con Missione risparmio e cercheremo di affrontare la concorrenza». (u.c.)















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