giovani protagonisti

Eva Furletti, la chef trentina che ha portato polenta e coniglio in California

Ha solo 25 anni ma tanta esperienza (e tanti viaggi) alle spalle. E nel ristorante di San Diego lavora (anche) con le ricette della nonna


Carlo Bridi


SAN DIEGO. La storia che raccontiamo oggi è una storia fuori dal solito canone del giovane imprenditore agricolo per raccontare la storia di una ragazza di 25 anni che ha fatto della valorizzazione dell’italian food, ed in particolare dei cibi trentini la propria missione.

Ma nulla succede per caso la nostra giovane è sorella di quel Gabriele Furletti produttore di vini in quel di Riva del Garda, del quale abbiamo raccontato la storia appena pochi mesi orsono.

Ebbene, la sorella Eva è ormai cittadina del mondo. Dopo una prima esperienza ancora in età scolastica negli Stati Uniti - quando frequentava la scuola alberghiera di Tione - una volta diplomata ha iniziato a girare il mondo a fianco a grandi chef in ristoranti pluristellati.

Ha iniziato con tre anni in Nuova Zelanda, per passare, -si fa per dire- a Vancouver in Canada, finita quella esperienza un periodo a casa per colpa della pandemia, quindi la partenza per una nuova esperienza in California precisamente a San Diego, dove si trova da tre mesi.

"La difficoltà maggiore - spiega Eva Furletti - è sempre quella di ottenere il visto d’ingresso. Ma una volta superata questa difficoltà, precisa, il lavoro è molto bello anche se impegnativo.

A differenza dell’Italia dove grande cuoco vuol dire uomo, all’estero questo problema non esiste affatto, anzi il ruolo della donna cuoca è molto apprezzato”.

Eva come accennavamo, ha fatto della valorizzazione dei cibi autenticamente italiani la propria missione. Alla nostra obiezione legata all’esperienza personale  di oltre mezzo secolo fa, negli Stati Uniti, dove avevamo riscontrato che i ristoranti italiani di italiano avevano conservato solo il nome e pochissimi piatti, ci dice che ora le cose sono molto cambiate.

“Anche i californiani, persone che viaggiamo molto e che molto spesso sono venute in Italia, hanno imparato a mangiare italiano e pretendono piatti fatti con alimenti e ricette autenticamente italiani”.

Chiediamo a questo punto alla giovane chef se c’è un piatto italiano al quale è particolarmente legata e che propone spesso, no è la risposta in sette anni ha avuto la possibilità di sperimentare tanti piatti, ma non solo anche di preparare direttamente la base del piatto ossia le tagliatelle fatte a mano, ma anche i dolci.

Così si è specializzata nel fare le tagliatelle con farina di grano duro, ma anche i dolci, a Natale confeziona moltissimi panettoni artigianali, ed a Pasqua una miriade di colombe sempre fatte artigianalmente che vanno a ruba.

"I californiani – racconta – apprezzano molto i dolci a base di ricotta perché sono molto leggeri, ma anche i bignè che non sapevano nemmeno cosa fossero. Abbiamo cominciato a offrirne uno gratis a fine pasto ed ora è diventato uno dei dolci più apprezzati”.

E di piatti trentini cosa propone? “La polenta e coniglio come la faceva mia nonna, lo strudel trentino, ma un piatto che non conoscevano è quello dei gnocchi di patata che apprezzano moltissimo”.

Chiediamo se è difficile trovare gli ingredienti, "assolutamente no – è la risposta –  anche perché vi sono agricoltori italiani che si sono messi a produrre qui in California i prodotti molto simili ai nostri. Ad esempio troviamo tutti i tipi di farine che vogliamo e questo è molto importante particolarmente per fare i dolci ma anche la pasta fresca che è una mia specialità ed i gnocchi di patata.

Io lavoro in un ristorante di 80 coperti e svolgo un ruolo poliedrico che va dalla preparazione dei primi piatti, dei secondi ma anche come detto dei dolci. Tutto sempre e solo rigorosamente italiano. Non disdegno anche fare la pizza, che viene molto apprezzata, ma il mio filone più forte sono tutti i lievitati", precisa.

"Agli americani ricorda Eva, non piacciono i sapori forti tipo il formaggio Stracchino, preferiscono prodotti che non siano di sapori troppo marcati”.

E i vini italiani li trova a San Diego? "Si – risponde –  ma solo quelli delle grandi aziende vitivinicole italiane non quelli delle piccole cantine come quella di mio fratello”.

Alla domanda sui suoi progetti futuri la Furletti risponde: "fin quando ho le motivazioni come ora dopo sette anni di impegno in prima linea proseguo nel mio impegno all’estero, che ribadisco è quello di far scoprire la nostra cultura culinaria nel mondo”.

E la prossima meta? “Sono indecisa fra Australia e Sud Africa dove la ristorazione italiana è poco conosciuta. Ma – risponde Eva – c’è sempre il problema del visto, quello per gli Usa ad esempio lo ho per un anno poi dovrò decidere cosa fare”.













Scuola & Ricerca

In primo piano