La novità

Ecco il primo mirtillo a residuo zero

La Cooperativa Sant’Orsola lancia il primo prodotto certificato senza residui. Il direttore Matteo Bortolini: “Il risultato di un progetto ambizioso”


Carlo Bridi


TRENTO. Residuo zero per i mirtilli della Sant’Orsola prodotti in Sicilia e in Calabria. “E’ il risultato di un progetto ambizioso, che vuole esaudire il crescente desiderio dei consumatori di acquistare frutta sempre più salutare e di garantire la completa sostenibilità dell’intera filiera produttiva”. Ad affermarlo Matteo Bortolini, direttore generale della Sant’Orsola. 

Ma questo obiettivo non è stato raggiunto per caso, ma è il frutto di sei anni di ricerca e di sperimentazione che partita dal campo sperimentale di Vigolo Vattaro gestito della cooperativa da una ventina d’anni è arrivato fino in Sicilia e Calabria. I tecnici e ricercatori della Sant’Orsola, hanno potuto accertare che produrre mirtilli a residuo zero è possibile, seguendo però tutto un processo produttivo molto impegnativo che va dalla scelta della varietà che più si adatta in quantomeno sensibile alle malattie fino ad un rigido protocollo produttivo partendo dalla selezione e del miglioramento genetico.

Il mirtillo residuo zero certificato, privo di contaminanti chimici della cooperativa è da un mese sul mercato in quanto la produzione calabrese e siciliana matura da fine febbraio, con una maturazione scalare che va fino a fine maggio. Il responsabile dell’area tecnica e di ricerca della Sant’Orsola, Gianluca Savini coordina un gruppo di ben 18 tecnici fra quelli che seguono la sperimentazione e la ricerca e i tecnici di campagna. Certo, non è stato facile innanzi tutto si è dovuto selezionare la zona più vocata per questo protocollo di produzione. Si sono dimostrate ideali per il clima la Sicilia e la Calabria, dove la Sant’Orsola ha una cinquantina di soci. Secondo Savini, in quelle regioni ci sono le condizioni migliori che in Spagna e in altre aree del Mediterraneo.

Una volta individuata l’area di produzione, si è selezionata la varietà meno suscettibile alle malattie del mirtillo si tratta della varietà Ventura. Una specie americana che si adatta molto bene al clima di queste regioni. Si tratta di una varietà a zero ore di freddo, senza periodo di dormienza, a differenza delle varietà che vengono piantate nel Nord Italia.

II sistema di produzione

Al fine di evitare le contaminazioni esterne gli impianti sono stati tutti dotati di copertura con telo antinsetto e antipioggia al fine di non dover effettuare trattamenti per la difesa da funghi e da insetti. Gli impianti, tutti fuori suolo sono dotati di irrigazione e viene effettuata una concimazione ma anche un sistema di areazione adeguato onde evitare gli attacchi da funghi. Per la lotta biologica agli insetti vengono usati gli insetti utili, che hanno la funzione oltre che di parassitare le uova anche di predatori.

Questi hanno dato ottimi risultati perché hanno dimostrato di saper mantenere sotto una soglia accettabile la presenza di insetti. Ciò precisa Savini, ci ha permesso di arrivare alla quasi eliminazione dei fitofarmaci, se in qualche caso dobbiamo intervenire lo facciamo molto presto in modo che non lascino residui, puntando tutto sui sistemi di coltivazione finalizzato a questo scopo.

Un ruolo importante è svolto anche dalla potatura che viene effettuata a giugno, a verde subito dopo aver terminato il raccolto. Questa, deve dare la massima areazione alle piante. 

Il disciplinare di produzione

Il disciplinare di produzione applicato è molto articolato ed i risultati eccellenti del residuo zero sono certificati da un organismo accreditato e riconosciuto presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, il CSQA che ha certificato che i mirtilli sul mercato da circa un mese, sono a residuo zero ovvero con residui inferiori a 0,001 parti per milione, secondo metodi standard europei di misura praticati e riconosciuti validi dalle autorità competenti.













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