Debiti del Catullo: vertice Dellai-Arena per uscire dalla crisi

Sul terreno un aumento di capitale di 15 milioni di euro. E la direzione interrompe i pagamenti a «RyanAir»


di Roberto Colletti


TRENTO. Paolo Arena e Lorenzo Dellai si vedranno a fine mese per parlare del futuro del Valerio Catullo. Tra il presidente dell'aeroporto veronese ed il secondo azionista della società (Provincia di Trento 15,385% , Tecnofin Trentina 3,862%) sarà l'occasione per una ricognizione generale sulle prospettive dello scalo che, chiuso il 2011 con 26,6 milioni di perdite, si prepara a varare un severo piano di risanamento, accompagnandolo da un aumento di capitale attorno ai 15 milioni di euro. Piano ed aumento saranno esaminati nell'assemblea del 27 giugno, ma sin d'ora si può dire che gli azionisti saranno presto chiamati a mettere mano al portafoglio.

Non sarà facile per Arena, accompagnato dal nuovo direttore generale Carmine Bassetti, convincere i soci ad investire nuove risorse nello scalo. Sono tempi di vacche magre per tutti, anche per gli enti pubblici. Tuttavia alcuni segnali su quali saranno le strade del risanamento sono già stati lanciati dal consiglio d'amministrazione di ieri. Tra i primi atti della direzione Bassetti va segnalata l'interruzione del pagamento a RyanAir delle “quote” per i transiti a Villafranca: i 16,80 euro per passeggero che gravano sul bilancio per 5 milioni, è giudicata eccessiva e la rescissione del contatto è stata affidata ad un pool di avvocati di Londra, foro dove si discuterà la causa. Con Poste Italiane, che utilizza il D'Annunzio e la compagnia low cost easyJet che utilizza il Catullo, è stata invece avviata la revisione degli accordi con una previsione di maggior ricavi per circa 2 milioni.

Infine la partita più delicata riguarda la revisione degli organici. I parametri traffico passeggeri – personale aeroportuale a Villafranca sarebbero fortemente squilibrati e su oltre 500 dipendenti gli esuberi sarebbero 150, il che porterà ad elaborare un pesante piano fatto di cassa integrazione e di mobilità. Come si vede, un insieme di iniziative delicate che, tuttavia, sono ritenute indispensabili per riportare in equilibrio i conti in due-tre anni.

Ma gli interventi gestionali non basteranno se non si risolverà il nodo più grosso, la cessione - chiamiamola così – dello scalo bresciano di Montichiari che grava sul bilancio 2011 con una perdita di 9,8 milioni di euro. Provincia ed industriali bresciani ne chiedono da tempo la gestione, ma le loro ambizioni – che il Catullo asseconderebbe volentieri per rientrare degli investimenti fatti e liberarsi del debito – sono frustrate dalla mancata concessione quarantennale per l'esercizio dello scalo. L'onorevole Daniele Molgora, presidente della Provincia di Brescia nonché ex sottosegretario del governo Berlusconi, anche nei giorni scorsi s'è adoperato per avere rassicurazioni dal Corrado Passera, ma il ministero pare orientato a concedere l'autorizzazione, piuttosto che alla D'Annunzio spa, alla più titolata Catullo spa. Se così fosse, è probabile che Verona metterà in gara la subconcessione che, oltre a Brescia, potrebbe interessare l'aeroporto di Bergamo, il cui traffico ha necessità di nuove piste.

Comunque proceda la vicenda, per lo scalo veronese è essenziale liberarsi dai pesanti oneri rappresentati dalla gestione D'Annunzio. Ci sono buone prospettive perché ciò avvenga, rassicura il vice presidente del Catullo, Pierluigi Angeli, ed anche di questo si parlerà nel prossimo vertice trentino.













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