Dalle vecchie gomme il «superasfalto»

Oggi un workshop al Consorzio dei Comuni spiega la nuova tecnologia che utilizza la polvere di pneumatici esausti


di Giuliano Lott


TRENTO. Ogni anno il Trentino “produce” tra le tremila e le cinquemila tonnellate di pneumatici esausti. Una parte viene impiegata per rigenerare il battistrada e reimmetterli sul mercato come ricoperti, una specialità della roveretana Marangoni. Ma dalle carcasse delle gomme consumate è possibile ottenere il polverino di gomma, che da circa trent’anni viene impiegato negli Stati Uniti come addittivo per i bitumi, migliorando le prestazioni di durata e resistenza degli asfalti, abbattendo i costi di produzione e persino il rumore di scorrimento delle auto. Di questa tecnologia, perfezionata negli ultimi anni e in pieno sviluppo, si occuperà il workshop “L’asfalto silenzioso...un progetto per il Trentino?” che si svolgerà oggi dalle 10.30 alla sede del Consorzio dei Comuni, in via Torre Verde. Vi parteciperanno operatori del settore e amministratori, come Daniele Fornai del consorzio Ecopneus, Renzo Maggiolo di Unirigom-Confindustria, Flavia Angeli (presidente del Consorzio estrattivo), Antonietta Tomasulo (Trentino sviluppo), l’assessore ai lavori pubblici di Trento Italo Gilmozzi, il sindaco di Rovereto Andrea Miorandi, Marino Simoni, presidente del Consorzio dei Comuni trentini, Enrico Turra, consigliere della Comunità del Primiero e Gianni Bellotto, sindaco di Imer.

L’innovativa proposta ha un risvolto importante: mostra la possibilità di creare in Trentino una filiera completa per la produzione di polverino di gomma (in inglese “reclaim rubber”) attraverso una tecnologia nuova: la disgregazione dei pneumatici attraverso getti di acqua ad altissima pressione. Nell’arco di sette minuti una gomma può essere separata in polverino, granulato (materiale con il quale si fabbricano coperture di erba sintetica, ma anche coperture antiurto per i parchi giochi dedicati ai bambini) e acciaio di ottima qualità, che può alimentare la filiera del riciclaggio.

Esistono tre società al mondo che costruiscono gli impianti disgregatori (in Belgio, Italia e Ungheria), mentre i campi di applicazione del polverino sono svariati. Può contribuire a migliorare le prestazioni delle plastiche morbide, ma soprattutto venire mescolato ai bitumi per costituire un asfalto più elastico e resistente alle escursioni termiche, che dura più a lungo di quello tradizionale (minimo sei anni contro i 4 di media degli asfalti tradizionali, il cui prezzo sta aumentando), offre prestazioni eccellenti come fonoassorbente (elimina fino al 25% del rumore di scorrimento) e offre pertanto risparmi sensibili sui costi di manutenzione. Sul versante ambientale, la tecnologia della disgregazione ad acqua ha un impatto inferiore di quella basata sulle alte temperature. In Spagna e Portogallo una percentuale degli asfalti è già realizzata, per legge, con il “reclaim rubber”.

A Trento sono già stati asfaltati con il bitume modificato tre brevi tratti (il passaggio sotto il tunnel di via Sanseverino, in via Lungadige e via Vicenza), mentre nel Primiero il comune di Imer si è reso disponibile per asfaltare 6 chilometri di strada forestale per poter testare l’asfalto con forti sbalzi di temperatura e percorrenza di mezzi pesanti.

L’obiettivo del workshop è far capire la grande possibilità di cui il Trentino può fruire, possedendo già aziende del settore (Marangoni, ma anche Aquafil) per creare una filiera che fa bene anche all’ambiente: riciclare la gomma produce meno emissioni dello smaltimento in un inceneritore.

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