Catullo, via al rilancio. Dalla Provincia 3,5 milioni

Ieri l’assemblea ordinaria a Verona. Passivo a quota 26,6 milioni di euro. Il nuovo piano: tagli al personale e specializzazione nel traffico passeggeri


di Roberto Colletti


TRENTO. La strada per risanare il bilancio dell'aeroporto Valerio Catullo è stata tracciata, ora si tratta di trovare le risorse. Il nodo sarà sciolto dall'assemblea straordinaria del 10 agosto, convocata per varare un aumento di capitale di 15 milioni, tanto serve per sistemare i conti: solo allora si vedrà chi è disposto a mettere mano al portafoglio.

E' con questo rinvio che ieri si è conclusa l'assemblea ordinaria della società aeroportuale che ha approvato il bilancio 2011 con una pesante perdita di 26,6 milioni. Cifra nota da tempo, ha ricordato il presidente Paolo Arena, imputabile per 10,8 milioni a poste straordinarie. Ma resta pur sempre un rosso di 15,8 milioni derivante dalla gestione ordinaria ed è sul riordino di queste voci che si concentra il nuovo piano industriale che ha ottenuto il via libera dell'82% dei soci, compresa la Provincia di Trento che, con il suo 19,2%, è il secondo azionista dello scalo.

La cura, come consigliano i tempi, è robusta. Un primo taglio di consulenze, benefit e spese varie è già in corso, assieme alla riorganizzazione delle varie società di servizio controllare da Catullo spa di cui Avio Handling, che da sola ha un deficit attorno ai 5 milioni, è il problema più grosso. Si prospetta una ristrutturazione complessiva, dunque, che toccherà anche gli organici oggi di circa 500 dipendenti, 150 dei quali giudicati esuberanti. Si sta inoltre intervenendo sui costi per il traffico commerciale (sospeso il pagamento, troppo oneroso, dell'accordo Ryanair per passeggero sbarcato) e sulla valorizzazione delle aree commerciali dello scalo.

Sin qui si tratta di operazioni ordinarie. La scelta strategica, invece, riguarda la decisione di specializzare, più di quanto si sia fatto sinora, il Catullo di Villafranca per il traffico passeggeri ed il D'Annunzio di Montichiari (controllato da Verona) per il traffico merci, definendo così il quadro delle possibili collaborazioni con altri scali dell'area lombarda, il bergamasco Orio al Serio anzitutto. Una prospettiva solida dal punto di vista industriale, ma che per realizzarsi ha bisogno della concessione trentennale, senza la quale l'attività dello scalo bresciano resta, nei fatti, congelata. Se l'autorizzazione governativa verrà data entro l'anno – le speranze che ciò avvenga sarebbero fondate, s'è detto in assemblea – il piano di salvataggio ingranerebbe la marcia giusta ed il pareggio del bilancio, questo l'obiettivo dichiarato, potrebbe realizzarsi entro il 2015.

Il futuro del Catullo nelle mani del ministro Passera, dunque. Ma anche dei soci che tra un paio di settimane dovranno approvare l'aumento di capitale indispensabile per rimettere in ordine i conti, attendere la concessione per Montichiari e, con il bilancio in equilibrio, cercare nuovi soci per condividere la gestione del D'Annunzio in posizione di forza, senza il capello in mano. Dei 15 milioni preventivati, circa 3,5 milioni dovrebbero essere sottoscritti dal Trentino – ieri erano presenti Raffaele De Col per la Provincia, Fabio Ramus per Tecnofin e Marco Zanoni per la Camera di commercio – attorno al milione da Bolzano ed altri 5 dagli enti veronesi.

Resta l'incognita di quel 18% di azionisti che ieri si sono astenuti sul bilancio e sul piano industriale: approveranno l'aumento e, sopratutto, sottoscriveranno le quote?

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano