Lavoro

Calano le assunzioni in Trentino nel 2023: colpiti soprattutto giovani e donne

Reggono costruzioni e agricoltura. Cgil, Cisl e Uil: «Affrontare i nodi della precarietà e dei salari. Serve alzare la qualità dell’occupazione»



TRENTO. Rallentano le assunzioni in Trentino. Stando agli ultimi dati elaborati dall'Agenzia del lavoro, nei primi dieci mesi del 2023 le nuove attivazioni sono calate del 2,7%, fermandosi a 140.615. La riduzione più significativa - si apprende - riguarda il settore manifatturiero con -12,5%, seguita da quello estrattivo (-9%) e dai servizi (-5,2).

Risultano in crescita invece i settori delle costruzioni (+5,3) e dell'agricoltura (+2,2). Il segno negativo colpisce maggiormente l'occupazione femminile (-2.875) e i giovani fino a 29 anni (-2.617). Il saldo occupazionale si mantiene comunque positivo, in quanto calano, parallelamente, anche le cessazioni (-3,7%). In merito alle tipologie contrattuali si registra un calo di quelle a tempo indeterminato, in crescita fino a qualche mese fa.

«Il nostro mercato del lavoro è sostanzialmente fermo. Preoccupa il segnale che arriva dal manifatturiero, a dimostrazione che è in atto un generale rallentamento dell'economia. Calano le assunzioni, ma nell'industria cresce anche il ricorso alla cassa integrazione che aumenta di oltre il 70% rispetto al 2022, specie nel settore cartario, seguito da tessile/chimico e metalmeccanico. Si tratta per lo più di cassa ordinaria, che riflette una crisi temporanea di mercato. In ogni caso è un segnale da monitorare con attenzione», commentano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher, per Cgil, Cisl e Uil del Trentino.

Guardando in prospettiva i sindacati insistono sulla necessità di agire in una duplice direzione, mettere in campo politiche industriali che spingano innovazione e competitività, e dall’altra contrastare la precarietà occupazionale. “C’è la necessità di rendere il nostro sistema economico più competitivo e allo stesso tempo di innalzare la qualità dell’occupazione, affrontando con determinazione le questioni salariale e di stabilità”, concludono i sindacalisti.













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