Aquila Basket, non solo sport 

Viaggio nella società. Dietro ai risultati sportivi, c’è un’azienda con un bilancio da 5,4 milioni di euro e un’organizzazione “maniacale” Il gm Salvatore Trainotti: «Per crescere servirebbe un palazzetto all’avanguardia, con la possibilità di offrire servizi e aumentare i ricavi» 


Luca Petermaier


Trento. Quasi tutti gli appassionati conoscono a memoria nomi, cognomi e gesta dei giocatori dell’Aquila Basket. Ma in pochi, probabilmente, sanno come funziona il “motore” che permette ai tifosi di sognare l’Eurocup o (chissà) il miracolo di un’altra finale scudetto: la “società” Aquila Basket. Un fenomeno aziendale interessante, con un’organizzazione interna innovativa, oggetto di curiosità e anche di riconoscimenti se è vero, come è vero, che il general manager Salvatore Trainotti è stato premiato come miglior “dirigente” del campionato di serie A.

La società

Aquila Basket è una società di capitali come qualsiasi altra, con i giocatori che sono dipendenti a tutti gli effetti e un bilancio che negli ultimi due anni è stato di 5,4 milioni di euro. Diciamo subito che con il basket non si staccano dividendi, tutto quello che viene raccolto è finalizzato alla realizzazione del prodotto sportivo: «Che non significa necessariamente vincere a tutti i costi – sintetizza Trainotti – ma creare un prodotto accattivante e coinvolgente».

Il bilancio

Il bilancio di una società sportiva non è facile da definire a inizio anno. Ci sono troppe incognite ed è per questo che è sempre meglio stare bassi: «Il nostro previsionale di quest’anno è di 5 milioni di euro, che non comprende i playoff né in Eurolcup né nel campionato italiano. Se poi dovessimo qualificarci per i playoff allora rivedremo i conti al rialzo, contando però che accanto a maggiori entrate avremo anche maggiori costi legati ai premi dei giocatori»,- spiega Trainotti.

Per una società come l’Aquila centrare i playoff rappresenta un risultato pesante in termini economici: «Una partita di playoff alla Blm Group Arena ci frutta circa 70 mila euro, per un match di campionato arriviamo a 45-50 mila euro. La finale scudetto ci porta in cassa circa 700 mila euro in più».

I ricavi di Aquila Basket provengono per la maggior parte da sponsorizzazioni che si dividono in due tipi: quelle classiche e quelle di aziende che fanno parte di un consorzio (Cast) che raggruppa 65 imprese le quali, oltre a sostenere la società come normali sponsor, sono anche socie del Consorzio a cui sono legate da contratti triennali. Il Cast rappresenta il 40% delle quote di Aquila Basket. L’altro 40% è formato dal “trust”, l’associazione dei tifosi (che, in termini finanziari, pesa però pochissimo). L’ultimo 20% della società è posseduto da una Fondazione di soci storici (“mecenati” li chiama Trainotti) fondata quando ancora l’Aquila militava nei campionati dilettanti. Se immaginassimo il bilancio dell’Aquila come la classica torta, il 57% dei ricavi arriva dalle sponsorizzazioni delle aziende presenti sulla maglia (Dolomiti Energia, Itas, ecc), un altro 13% da altri sponsor, l’11% dalle risorse del Cast. La voce biglietti rappresenta invece solo il 14% dei ricavi.

Sport e azienda

In questo contesto i margini di manovra sono (relativamente) ampi sulla parte sportiva, assai più ridotti su quella strettamente aziendale. Perché? «Sulla parte sportiva possiamo cercare di creare valore comprando o vendendo bene dei giocatori» – spiega Trainotti. Che però chiarisce: «Purtroppo per scommettere sui giocatori nell’ottica di creare plusvalenze sarebbe importante avere alle spalle una società ricca, che ti permette anche di rischiare qualcosa. Purtroppo noi, questo lusso non ce lo possiamo permettere. Nell’acquisto dei giocatori, quindi, siamo costretti più a badare alle esigenze del “qui e ora” prendendo giocatori già fatti e finiti. Le scommesse sul futuro ce le possiamo permettere fino ad un certo punto, anche se in passato abbiamo realizzato dei buoni colpi di mercato e ogni anno ci proviamo».

La parte non sportiva, ad oggi, non consente invece grandi margini di manovra. «Il merchandising per ora pesa solo l’1% del bilancio, anche se stiamo crescendo».

Il sogno di un nuovo palasport

Si potrebbe lavorare sul ticketing, ma per farlo c’è bisogno di un palazzetto più grande e soprattutto innovativo: «Le esperienze in Europa – spiega Trainotti – confermano che più l’impianto è moderno più sei in grado di attirare il pubblico non solo per la partita ma anche per l’esperienza in sè. Ristoranti interni, pizzerie, un’area hospitality per il pubblico possono rappresentare un’opportunità di svago che richiama anche chi non è interessato solo al match. Provincia e Comune ci stanno aiutando con il Palazzetto esistente, ma se mi chiede se Aquila Basket sarebbe spaventata nel giocare in un nuovo palazzetto da 6 mila posti anziché gli attuali 4 mila le rispondo che no, saremmo solo contenti».

Il punto è che la sostenibilità di un club come l’Aquila dovrebbe poter passare molto di più di quanto accade oggi dal botteghino anziché dagli sponsor: «La parte del nostro bilancio garantita dagli sponsor “maglia” è oggi eccessiva. Più in generale noi possiamo contare al momento sul contributo di 130 aziende. È stato un grande lavoro, ma è difficile andare oltre. Oggi negli sport professionistici l’aumento dei ricavi è sempre meno legato agli sponsor e invece sempre più ai servizi che la società può offrire, dal ticketing all’hospitality», ragiona il general manager.

Un ambiente che valorizza

Se c’è un aspetto organizzativo (che “pesa” in termini di bilancio anche se non è misurabile attraverso i numeri) su cui la società Aquila Basket in questi anni ha invece mostrato di essere al top in Italia è la creazione di un ambiente adatto per far rendere al meglio il proprio capitale umano, ovvero i giocatori. «Il segreto è proprio lì. Puoi comprare i migliori giocatori del mondo, ma se questi non si adattano, si sentono soli, hanno nostalgia, non si sentono seguiti, coccolati, assistititi allora non renderanno al top e tutti i tuoi sforzi nello scouting si saranno rivelati vani», - ragiona Trainotti. La società Aquila Basket si è organizzata per fare la differenza proprio nella cultura aziendale, perché (ancora oggi) la ricchezza per una società di basket si realizza se hai buoni risultati sportivi e i buoni risultati li ottieni se riesci a creare la “magia” giusta in campo, quell’idea comune di lottare tutti per la stessa causa. Ambizione comune ad ogni organizzazione complessa, ma che nello sport è determinante. E lo è ancora di più per una società – come l’Aquila, che è un’azienda davvero territoriale – con l’ambizione di far sognare i tifosi, ma allo stesso tempo di essere in vita anche tra cinque o dieci anni. Che in certi sport sono un’era geologica.















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