A22, i dividendi doppiano gli investimenti 

Da tre anni calano i fondi spesi per il territorio e aumentano i soldi destinati ai soci che sono arrivati a 35,3 milioni


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Esplodono gli utili, aumentano i dividendi per i soci, ma calano gli investimenti. La tendenza seguita negli ultimi tre anni dai bilanci dell’A22 non sembra proprio quella di una società a stragrande maggioranza pubblica che investe sul territorio e sulla sostenibilità con grande attenzione all’ambiente. Gli amministratori degli enti pubblici soci hanno sempre sostenuto che la concessione deve restare sotto il controllo locale per assicurare il rispetto dell’ambiente. Ma la tendenza degli ultimi anni mostra come gli investimenti siano in calo costante passando dai 26 milioni del bilancio 2015 ai 17,5 milioni del bilancio 2017, meno della metà del maxidividendo da 35,3 milioni destinato ai soci, 23 euro ad azione. Gli azionisti al termine dell’assemblea di giovedì erano tutti contenti, del resto nelle loro casse entrano un bel po’ di soldini in più. Solo per il Comune di Trento si parla di 100 mila euro, mentre per la Provincia arriva ad incassare 2,8 milioni. Ma non avrebbe più senso che una società sostanzialmente pubblica investisse di più sul territorio? Ad esempio le barriere antirumore e i sovrappassi non bastano mai. Però l’assemblea, visto il grande risultato di bilancio, con gli utili più alti di sempre, ha deciso diversamente. Forse anche per accontentare i soci privati che sono sulla soglia della porta di uscita. Per loro un ultimo dividendo ricco prima della nuova concessione che dovrebbe andare a una nuova società in house providing. Anche il professor Geremia Gios, docente di Economia a Trento e ideatore della cosiddetta rivoluzione felice in politica, giudica in maniera benevola questa decisione: «E’ comprensibile. Con la concessione che ormai va a esaurimento è chiaro che i soci cerchino di monetizzare».

Da ricordare, però, che le concessionarie autostradali come l’A22 non sono società di capitali qualsiasi. Gestiscono un’infrastruttura pubblica e incassano un pedaggio che aumenta spesso. Un pedaggio che dovrebbe coprire le spese di gestione e gli investimenti. Il fatto stesso che l’A22 raggiunga utili così alti come quest’anno, dimostra che il pedaggio va ben oltre a una normale remunerazione del capitale investito dai soci. Da più parti proprio il meccanismo di calcolo del pedaggio autostradale viene considerato come poco trasparente e non rispondente proprio agli investimenti. Naturalmente un calcolo del genere non si può fare di anno in anno, guardando a periodi più lunghi, visto che gli investimenti in questo settore richiedono anni. Ma c’è anche da tener presente che l’importo totale è in diminuzione a fronte di utili record.

Il comunicato ufficiale della società di via Berlino parla di investimenti per 17,5 milioni. I valori più consistenti hanno riguardato i sovrappassi e le vie di fuga (10,5 milioni), le innovazioni gestionali (4,1 milioni), la terza Corsia Verona-Intersezione A1 (1,3 milioni) e l’adeguamento della corsia d’emergenza (1 milione). Per quanto concerne le “innovazioni gestionali”, le attività volte dalla società si sono concentrate in particolare su: barriere antirumore, aree di servizio, stazioni autostradali, parcheggi e tecnologie per la sicurezza. Altri volumi per la manutenzione, che ha assorbito 50 milioni.













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