Josef Kostner, il ribelle della scultura ladina 

La mostra di Isera. Venerdì l’inaugurazione di “Oltre ogni soglia”, curata da Cossali e Forchini Costa: «Un grande artista, incompreso quando criticava gli autoctoni e il turismo di massa»


Sandra Mattei


Trento. “Oltre ogni soglia” è la mostra dedicata allo scultore e poeta Josef Kostner, gardenese controcorrente, che ha vissuto l'arte come stile di vita, senza compromessi. Un artista a tutto tondo, che non ha avuto vita facile, perché ha sempre cercato una sua espressività originale, al di là dei canoni estetici tradizionali e del facile guadagno. Per questo la mostra su Kostner, che sarà inaugurata venerdì 20 dicembre, alle ore 18, a Palazzo de Probizer a Isera, ha più valenze: da un lato è un’ operazione culturale che unisce mondi diversi, quello ladino, a quello sudtirolese a quello trentino e dall'altro contribuisce a far conoscere un artista che pur fortemente radicato nelle sua terra, ha voluto superare le imposizioni di una tradizione scultorea ormai mercificata. Non a caso la mostra s’intitola “Oltre ogni soglia” ed i curatori, Mario Cossali e Remo Forchini (critico d’ arte il primo, artista il secondo ed entrambi promotori culturali), hanno voluto sottolineare l'importanza di un evento che fa da ponte a mondi diversi, spesso poco comunicanti, pur vicini tra loro. «La mostra – ha affermato Cossali nell'incontro con la stampa – è sostenuta dalla Regione Trentino Alto Adige e dal Comune di Isera – e rappresenta un ponte tra culture che dialogano poco. L’ avere scelto come sede dell’esposizione di un artista ladino, Isera, è a maggior ragione un’ esigenza di allargare i confini di una proposta artistica tutt’ altro che localistica, come quella di Kostner. Un’ arte per molti aspetti sofferta, che supera l’estetica tradizionale del mondo rurale, alpino, per diventare europea».

«Lo stesso catalogo – ha aggiunto Forchini – è stato realizzato in tre lingue: in italiano, ladino e tedesco a dimostrazione che la mostra di Kostner è l’espressione più alta della nostra autonomia. Purtroppo Kostner ci ha lasciato due anni fa è non ha potuto raccogliere i frutti di questo percorso avviato con lui. Per la scelta delle opere e per la raccolta dei materiali del catalogo, realizzato da Publistampa, siamo stati supportati dalla figlia Valentine, che è titolare di una galleria d'arte a Ortisei».

Quest’ultima, presente alla conferenza stampa nel palazzo della Regione a Trento con la sindaca d’Isera Enrica Rigotti, ha ricordato la figura del padre che, cresciuto nella bottega di famiglia, ereditata dal nonno, ne ha rifiutato l’estetica imperante di figure sacre e popolari, sempre uguale a se stessa. Kostner rompe gli schemi, come lui stesso afferma in un testo riportato nel catalogo. «Ho scolpito ancora qualche scultura in legno – scrive nei suoi “Pensieri sulla scultura” - finché ho lasciato il legno del tutto, perché mi riportava alla situazione infelice della bottega dove si era sempre costretti ad affrettarsi per il guadagno del pane».

Non è stata una scelta facile, quella di Kostner, perché ha dovuto scontrarsi con una tradizione codificata ed ha atteso a lungo un riconoscimento. Aggiunge nel suo scritto: «Dopo aver creato tutto questo mi sento di nuovo inutile, io assieme a tutte le mie sculture. Io non volevo fare tutto ciò solo per me, solo per la mia soddisfazione, ma volevo dare qualcosa all’umanità. Sembra però che non ci sia interesse per il mio lavoro».

Un lavoro che si concentra sull'uso di materiali come il bronzo ed il cemento per le sculture, ma si arricchisce anche di riflessioni sulla condizione umana declinata in poesia: alcuni versi sono potenti come le figure che Kostner ricava dalla materia, come “Destino ladino”, nei quali si interroga sull'identità del suo essere ladino o come in “Denaro”, feroce denuncia del consumismo e della mercificazione dell'arte. Ben esprime questo andare contro la cultura imperante, Michil Costa, l’albergatore di Corvara che è stato amico ed estimatore di Kostner. Scrive di lui: «Un artista ladino che, insieme a Gilbert Prousch, si può considerare uno dei più grandi artisti di tutto l'arco alpino, incompreso e inascoltato quando criticava, la società, gli autoctoni, il turismo massificato». Un eretico, per Costa, nel senso etimologico della parola greca che significa “colui che sceglie”. La sua scelta, che mette al centro delle sculture e della grafica la figura umana, ma un'umanità dolente e inquieta, poco rassicurante. Ecco come si esprime Lisa Trockner, direttrice della Südtiroler Kunstlerbund: «Le sue raffigurazioni più che essere solo una riproduzione anatomica della realtà, sono delle materializzazioni di emozioni e sentimenti nonché incarnazioni di modi di pensare e di pensieri (…) Con questo è riuscito ad andare ben oltre il convenzionale del bello».













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