Jazz, tra Federico Bosio e Stefano Giordani 

Trento. Questa sera doppio concerto con i due chitarristi in Piazza Cesare Battisti Bosio: «È appena uscito il mio primo album e sono molto soddisfatto del risultato»


Giuseppe Segala


Trento. La nostra regione continua sfornare talenti musicali: in modo particolare, nel jazz la scena si arricchisce costantemente di giovani preparati e ricchi di talento, cui non mancano stimoli e idee nuove. Il doppio concerto in programma a Trento, oggi venerdì 10 luglio in Piazza Cesare Battisti alle 21,30, ne seleziona due, davvero meritevoli di attenzione. Sono gli ottimi chitarristi Federico Bosio, in scena con un trio completato da Andrea e Alessandro Ruocco, rispettivamente al basso e batteria, e Stefano Giordani, con il suo Connected (Roberto Zecchinelli al basso e synth, Matteo Giordani alla batteria). L’arena di Piazza Battisti, con la scena del Teatro Sociale rivolta verso la piazza (il cosiddetto Teatro Capovolto), sarà accessibile a un pubblico limitato, solo con il biglietto in prevendita (5 euro), acquistabile on line oppure presso le Casse Rurali, o alla biglietteria del teatro, dalle 16 alle 19.

Gli appassionati conoscono già bene e apprezzano Giordani e Connected. Concentreremo dunque l’attenzione su Bosio, anche perché è recentissima (lo scorso 7 luglio) la pubblicazione del suo primo Cd “Double Time”, stampato da un’etichetta pregiata a livello nazionale come la Dodicilune, con una formazione che vede coinvolti tra gli altri musicisti di alto livello come il sassofonista tenore Michael Rosen e il contrabbassista Stefano Senni. Il concerto di Trento, basato in buona parte sul repertorio del disco, sarà presentato da una formazione ridotta, con i due fratelli Ruocco.

Il lavoro di Bosio, ventinovenne di origine roveretana, colpisce per lo spessore: un’opera prima che appare come un lavoro già maturo, con idee chiare, originali. Ne abbiamo parlato con lui, chiedendogli in primo luogo una sintesi della sua formazione: «Ho iniziato studiando chitarra classica alla Scuola Jan Novák di Villa Lagarina. Ho rivolto poi il mio interesse al pop e al rock, in particolare Beatles e Pink Floyd. Al Cdm di Rovereto ho studiato con Lorenzo Frizzera, poi all’Università Jazz di Siena con Roberto Cecchetto. Quattro mesi a New York, nel 2018, mi hanno fatto incontrare tanti dei miei idoli, in una sorta di vorticosa specializzazione accelerata».

Il tuo Cd rispecchia varie fonti di ispirazione: dal jazz contemporaneo al rock, al pop più raffinato. Come nascono le tue composizioni?

Ognuna rappresenta un caso a sé. In generale, può nascere da un’idea melodica, da un gioco delle dita sulla chitarra. Poi arrivano gli accordi, le armonie. Se invece mi siedo al pianoforte, le idee arrivano come una melodia interiore e le trasporto sulla tastiera, sviluppandone le potenzialità orchestrali.

Come hai coinvolto il grande Michael Rosen?

Michael è stato davvero il punto di partenza: era insegnante al Cdm. Ha risposto con grande disponibilità e a lui ho chiesto di indicarmi gli altri musicisti, che provengono tutti dalla scena musicale romana. Una scelta azzeccata.

I brani del disco sono differenti per carattere, sonorità, stimoli. Si rivolgono in parte alla dimensione acustica, in parte agli strumenti elettrici. Ma c’è una coerenza che rende il tuo lavoro omogeneo: cosa rara per un’opera prima…

All’inizio non cercavo un’unica direzione. Si tratta di brani nati in un ampio arco temporale. L’idea non era quella di dare un filo conduttore, bensì di rappresentare le mie influenze, le mie passioni. I sette pezzi del Cd rappresentano tra l’altro la selezione di un numero quasi doppio di composizioni.

Anche nel tuo stile chitarristico varie influenze convergono in un approccio che è senza dubbio originale, dove si vedono le ombre di Ralph Towner con lo strumento acustico, di John Scofield, Pat Metheny, Jim Hall…

Aggiungerei Kurt Rosenwinkel. Tutti questi chitarristi mi hanno molto stimolato. Da Towner ho preso le sonorità più classiche, da Metheny gli aspetti compositivi, mentre ho guardato a Hall per la capacità incredibile di creare un suono acustico con la chitarra elettrica. Due concerti, a Trento, che salutano degnamente il ritorno della musica dal vivo.













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