Giacomo Sartori di diritto tra i “magnifici cinque”

Lo scrittore trentino nella ristrettissima cerchia dei grandi scrittori misconosciuti Domani l’autore sarà alla Biblioteca Comunale di Trento per presentare il suo “Rogo”


di Carlo Martinelli


TRENTO. Ci sono sei notizie fresche fresche e due coincidenze che riguardano Giacomo Sartori, scrittore, classe 1958, trentino che da anni ha messo radici professionali - è agronomo - in quel di Parigi. Le mettiamo in fila, non necessariamente in ordine di importanza.

UNO. Domani alle ore 17.30, nella sala affreschi della biblioteca comunale di Trento, Sartori presenta il suo più recente romanzo, “Rogo”, edito da CartaCanta. A dialogare con lui Isabella Bossi Fedrigotti, scrittrice e giornalista, che non ha bisogno di presentazioni.

DUE. Pochi giorni fa, su “Nazione indiana”, uno dei blog letterari più importanti (e ben scritti) e del quale Sartori è da anni colonna, il nostro ha vergato un amaro quanto caustico articolo, “Recensioni e tasso di recensionabilità (esercizi di contabilità letteraria)”, che lo ha portato, tra l’altro, a dire, riguardo alle recensioni di quotidiani e riviste nazionali del suo romanzo: «Il totale, non bisogna essere molto forti in matematica, fa zero. Io adoro gli esiti estremi e la purezza (parlo della letteratura), e amo superare me stesso, quindi non posso non provare una certa soddisfazione. Non vorrei apparire ironico, perché non lo sono (anche se è vero che per certi aspetti la cosa mi procura un insano gaudio). Come dire, accetto questi risultati che sono forse coerenti con il mio modo di essere e il mio statuto di clandestino (privo di documenti identificativi) nello staterello delle lettere».

Parentesi: questo giornale ha dedicato per primo ampio spazio - era il 26 aprile - e sentite e motivate lodi al suo “Rogo”. Non solo: in rete il romanzo continua a raccogliere molti, lusinghieri commenti.

TRE. “Rogo” è stato ”consacrato “Il libro più bello del castello” al 5° concorso della Mostra nazionale della piccola e media editoria di Susegana, dalle parti di Treviso. Una giuria con i fiocchi ha usato come metro di valutazione la qualità estetica e grafica delle copertine, indipendentemente, quindi, dal contenuto dei libri stessi. Curioso, no?

QUATTRO. Proprio quattro anni fa Giacomo Sartori vinceva il Frontiere Grenzen, il premio letterario delle Alpi, nella sezione editi, introdotta proprio in quell’edizione. Anche qui, un po’ di parentesi. Tra poche settimane verranno infatti assegnati i premi dell’ottava edizione. Ma intanto, curiosa coincidenza: il racconto di Sartori che allora vinse il premio è stato tradotto in americano per la “Massachussets Literary Review”, numero del prossimo dicembre. Così come, per altro, è stato tradotto per il mercato anglosassone la raccolta di racconti  “Vengo via con te - storie d'amore e latitudini” (Valentina Trentini editore) firmata con lo pseudonimo di Henry J. Ginsberg dal bolzanino (con radici trentine) Marco Pontoni. La si trova in formato cartaceo e elettronico, con il titolo “Run Away with Me” della Lightouse Publisher, giovane casa editrice “hipster” di New York. La coincidenza? Dopo Sartori è stato proprio Pontoni ad aggiudicarsi il Frontiere Grenzen, sezione editi, un paio di anni fa...

CINQUE. Ovvero, i magnifici cinque. Già. Qualche settimana fa Luca Ricci, autorevole critico letterario, sul “Messaggero” ha così iniziato un suo articolo: «Francesco Permunian, Franz Krauspenhaar, Giacomo Sartori, Rocco Brindisi, Sergio Nelli. Se com’è probabile questa sfilza di nomi non vi dice niente, sappiate che vi ho appena fatto l’elenco di alcuni tra i più interessanti scrittori italiani viventi. E sono, per l’appunto, sconosciuti». E ha poi sentenziato: «Giacomo Sartori da anni pubblica in rete i suoi “Autismi” (per l’appunto con “Nazione indiana”, ndr.) , lampi di spietato rigore morale applicati a qualsiasi cosa dello scibile umano: impossibili da incasellare dentro le attuali griglie editoriali, sarebbero da pubblicare di corsa, anche a costo d’inventare una collana apposita». Di Permunian, bibliotecario a Desenzano del Garda, con alle spalle un libro rifiutato da trentadue editori, si è letto che «considera la letteratura come una sorta di casa di cura dalla realtà, ed ha inanellato diversi libri senza una trama solida, zibaldoni pieni d’intelligenza: un Enrique Vila-Matas del bresciano». La coincidenza? Il più recente romanzo di Permunian, scrittore scomodo, estremo ed originale - qui si conferma il giudizio di cui sopra - si intitola “Ultima favola” (Il Saggiatore) e parla, udite udite, di un giornalista che scrive di una vecchia signora che sintonizza la sua antenna sull’Aldilà per ascoltare ogni sera i concerti dei defunti; della morte del «Caruso del Tirolo»; di un intransigente educatore cattolico trovato nella stanza di un postribolo. La coincidenza? Il giornalista in questione di chiama Ottavio e lavora all’«Eco delle Alpi», un quotidiano con redazioni a Bolzano e Trento...

SEI. Nell’intervento online di cui al punto due, Sartori così conclude: «O forse il mio romanzo non è poi così pessimo, vallo a sapere (come ponderare un albergo, se nessuno gli ha attribuito le stelle?). Ma allora? Allora scrivo un altro romanzo, sforzandomi che sia meno pessimo possibile, e ancora più integralista». Scritto, fatto. Dopo aver pubblicato con Saggiatore, Sironi, Pequod, Italic, Gaffi, CartaCanta - ed essere stato tradotto in francese e tedesco - il nostro pubblicherà il prossimo romanzo con NN, neonata casa editrice milanese di certa qualità nonché - e ciò non guasta - dotata di ottima distribuzione.













Scuola & Ricerca

In primo piano