Sotto a Marcesina si nascondono serbatoi senza fine 

La ricerca di Stefano Marighetti, giovane di Grigno insignito della borsa di studio dell’Ordine regionale dei geologi


di Marika Caumo


GRIGNO. I corsi d’acqua interni alle grotte naturali locali nell’area che comprende Ospedaletto, Grigno, l’Altopiano di Marcesina e quello dei Sette Comuni. Un argomento che è stato oggetto di studio da parte di Stefano Marighetti, giovane di Selva di Grigno che nelle scorse settimane per il suo lavoro ha ricevuto la borsa di studio “Ennio Lattisi 2018”, premio assegnato dall’Ordine regionale geologi Trentino Alto Adige destinato a giovani laureati in scienze geologiche per tesi o ricerche sperimentali in questo settore. Uno studio idrogeologico condotto con traccianti naturali e artificiali, cominciato nel 2015 e realizzato con la collaborazione di diversi enti, tra cui il Gruppo Grotte Selva. Il tutto riportato nella tesi di laurea magistrale che ha discusso all’Università di Bologna. «I dati raccolti sono i primi per quest’area, nessuno vi aveva mai indagato prima - spiega Stefano - la particolarità dello studio è che è stato condotto anche all’interno delle montagne, nelle grotte dove l’accesso ai corsi d’acqua interni è possibile solo con lunghe spedizioni di giornate intere, attraversando immense gallerie, strisciando in stretti cunicoli, arrampicando per centinaia di metri e scendendo altrettanti metri con corde. Sono state identificate e monitorate in continuo le tre sorgenti principali, site in Valsugana: Parco Bigonde, Fosso e Peschiera, così come il torrente con portata maggiore all’interno della Grotta del Calgeron e la grotta della Bigonda».

Oltre ai dati prettamente tecnici, è emerso come le sorgenti in Valsugana drenano lentamente l’acqua di neoinfiltrazione, attraverso un’ampia zona satura. «Quindi in caso di ingenti precipitazioni le sorgenti non drenano efficacemente l’apporto idrico e il livello freatico interno aumenta e porta alla fuoriuscita di acqua dall’ingresso della Grotta della Bigonda e in casi estremi dalla Grotta del Calgeron. Questo è confermato dalle rapide variazioni di livello che presenta il sifone monitorato in Bigonda che anche in seguito a eventi meteorici deboli aumenta di livello, allagando periodicamente le gallerie inferiori della Grotta della Bigonda». Il tracciamento multiplo delle acque ha dimostrato inoltre il collegamento delle gallerie più esterne della grotta della Bigonda con la sorgente Parco Bigonde.

Quali le conclusioni del lavoro? «Il nostro territorio possiede una gran quantità d’acqua localizzata in dei giganteschi serbatoi naturali sotterranei che costituiscono dei veri e propri oceani. Tutti gli indizi ottenuti grazie allo studio fanno pensare all'esistenza di oceani all’interno della Marcesina che drenano lentamente le acque in eccesso attraverso le sorgenti del fondovalle - prosegue Marighetti - il livello degli oceani oscilla in base alla quantità d’acqua che entra nell’altopiano attraverso le precipitazioni. Durante l’ondata di maltempo di fine ottobre gli oceani si sono sollevati, allagando le gallerie delle grotte a quote inferiori. Il livello degli oceani è aumentato di circa un centinaio di metri, fino a far fuoriuscire l’acqua dall’ingresso delle grotte che si aprono sul versante della Marcesina». Tutto ciò porta Stefano a una riflessione: «In Italia il consumo medio pro capite d’acqua potabile al giorno è di 215 litri, utilizzata anche per usi in cui non servirebbe che essa sia potabile. Se consideriamo che oggi oltre un miliardo non hanno accesso all’acqua potabile e che l’Osce stima che da qui al 2050 ci sarà un aumento della domanda mondiale di acqua del 55%, il corretto utilizzo della risorsa idrica e la sua accurata conoscenza costituiscono un tema fondamentale di oggi e del prossimo futuro».

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