Primiero onora i reduci internati dagli italiani 

La storia. Nel primo conflitto mondiale combatterono con l’Austria e al ritorno a casa vennero deportati a Isernia. Chiesto a Mattarella un simbolico atto di riconciliazione a 100 anni dall’evento


Raffaele Bonaccorso


PRIMIERO. Domenica 24 marzo prossimo Primiero ricorderà i reduci dalla Grande Guerra trentini e in particolare primierotti portati ed internati ad Isernia, una cittadina del Molise. Una vicenda storica non molto conosciuta dalle giovani generazioni ma che allora rappresentò una triste pagina che lasciò un segno profondo nella popolazione. Furono 498 i militari primierotti nell’esercito austro-ungarico che al loro ritorno a casa, il 16 novembre 1918, vennero convocati nella piazza centrale di Fiera di Primiero, sotto la Torre civica e da lì poi “deportati verso l’Italia”, in una destinazione del tutto sconosciuta a tutti e cioè ad Isernia.

La cerimonia

Ecco che domenica 24 prossimo, con una solenne cerimonia verrà posta una targa a ricordo della vicenda storica proprio alla base della Torre Civica. La celebrazione di quell’evento è stata voluta dalla Comunità di valle in accordo con tutte le amministrazioni locali di Primiero, su sollecitazione di Maurizio Gaio che nel passato si era interessato del fatto storico. Per l’occasione sono stati coinvolti molto significativamente i Gruppi alpini di Primiero e del Vanoi e la Schützen Kompanie Giuseppina Negrelli Primor. Naturalmente saranno presenti tutti gli amministratori locali con i gagliardetti dei vari Comuni, mentre interverranno alcune autorità provinciali.

La rievocazione di quel tragico evento e il programma di domenica 24 sono stati presentati in una conferenza stampa dal presidente della Comunità di valle Roberto Pradel, dal sindaco di Primiero San Martino di Castrozza Daniele Depaoli, Maurizio Gaio e dall’antropologo e ricercatore primierotto Angelo Longo. In questo contesto è stata resa nota la richiesta presentata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di «ricevere, a cento anni dall’evento, un atto formale, ancorché simbolico, come segno di riconciliazione e ricompensa per l’ingiustizia subita dai cittadini di Primiero. Un gesto che a nostro parere rientra in quello che codesta Presidenza ha definito - in occasione del Centenario della fine della Grande Guerra a Trieste il 4 novembre 2018 - “autentico spirito di amicizia e di collaborazione della Repubblica italiana con i popoli e i governi di quei Paesi i cui eserciti combatterono, con eguale valore e sacrificio, accanto o contro il nostro».

La lettera a Mattarella

Al presidente Mattarella è stata presentata una relazione storica della vicenda, in cui si spiega che nella Grande Guerra quasi tutti i soldati di Primiero combatterono a fianco della Germania sul fronte orientale. «I sopravvissuti, dopo l’armistizio del 4 novembre, iniziarono a rientrare nella valle natia – si legge nella relazione – ove trovarono una nuova situazione politica complessa e disorganizzata, culminata il 16 novembre 1918, quando fu emesso un bando che ordinava di presentarsi, entro il giorno 18, “alle locali Autorità militari per essere inviati in Italia”. Obbedirono alla chiamata, fiduciosi nella nuova autorità Italiana, 498 che, una volta schedati, vennero forzatamente portati nella città molisana di Isernia, assieme ad altri 1.000 soldati provenienti da altre zone del Trentino e della Venezia Giulia. Per oltre due mesi, questi uomini vennero detenuti senza il rispetto di alcun diritto del prigioniero. Come tristemente descritto in numerose testimonianze giunte fino a noi, la situazione alimentare, sanitaria e umana fu drammatica e portò alla morte di due prigionieri di Primiero. Oltre alla mancanza di rispetto dei diritti internazionali, ciò che contraddistinse i nostri reduci dagli altri 300.000 soldati degli eserciti nemici imprigionati a fine conflitto, fu che i prigionieri di Isernia non seppero mai il motivo del loro internamento. Non erano soldati presi in combattimento, non si erano arresi, né erano disertori, non si era più in guerra. La loro liberazione avvenne nel dicembre 1918 e l’ultimo degli internati giunse in Primiero proprio il 24 marzo».













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