Malga Masi prigioniera di Vaia 

L’agritur tra Levico e Novaledo. Il gestore: «Se spostassero da un’altra parte il cantiere per recuperare il legname abbattuto dalla tempesta che blocca la strada e riaprirlo poi a stagione finita, potrei ancora organizzarmi per ripartire»


Franco Zadra


Levico terme e novaledo. Un incontro al vertice tra il Comune di Levico Terme e quello di Novaledo per il problema della strada forestale di accesso a Malga Masi, primo agriturismo del Trentino assieme al Maso Cantanghel, è stato annunciato come imminente dopo le insistenti richieste del consigliere comunale Maurizio Dal Bianco. Si prospetta quindi un possibile ripensamento del gestore, Claudio Rozza e una nuova possibilità per sei dipendenti, più altro “a chiamata”, che prima per Vaia e poi per il Covid ha dovuto lasciare “lasciato a casa”.

La vicenda

«Dopo i divieti di accesso – dice Claudio Rozza – dell’anno scorso, in seguito alla tempesta Vaia, l’ordinanza di chiusura pedonale e veicolare arrivata in pieno agosto, quando è stata protocollata dal Comune di Novaledo, proprietario della parte finale della strada, in piena stagione e con in essere tutto il personale, prevede la riapertura della strada per il 30 aprile 2021. Durante la settimana un grosso camion con la teleferica sul rimorchio tira su il legname da sotto, avanzando di 10 metri alla volta a ogni cambio di linea, perciò il divieto è comprensibile e non vedo come si possa fare altrimenti, anche se, con le opportune transennature, almeno il sabato e la domenica si potrebbe aprire».

Malga Masi, con la direzione di Rozza, aveva conquistato il cuore e il palato di moltissimi appassionati della montagna e dei piatti tipici della tradizione trentina, «che in molti ancora incontro – dice Rozza –, desolati, quando salgo a dar da mangiare agli animali». Sono possibili anche pernottamenti, disponendo di 4 camere accessibili anche ai disabili, raggiungibile anche in auto, vi si arriva di consueto con una passeggiata di circa 1 ora».

La resistenza

«L’anno scorso me la sono cavata – continua Rozza - perché c’è stata una grandissima solidarietà da parte degli utenti che salivano comunque alla Malga consapevoli del rischio di farsi sanzionare, però, più di una volta il custode forestale, che capisco perché deve fare il suo dovere, ha mandato indietro i fornitori di prodotti di consumo necessari alla conduzione di un agritur. Non me la sono più sentita di tenere aperto e non sono ancora nelle condizioni di programmare una ripresa per via del personale che ha bisogno di certezze e non si improvvisa su due piedi. Dal 2015 avevo messo insieme uno staff preparato, tenendo aperto tutto l’anno, al quale però dovrei garantire un certo monte ore di lavoro che non potrei dare con una riapertura nei soli weekend»

La proposta in discussione

Le soluzioni sul tavolo non sembrano molte, ma gli amministratori dei due Comuni, avendo programmato questo incontro al vertice, sembrano ben intenzionati a cercarne.

«Se durante questa stagione – spiega infine Rozza - l’amministrazione decidesse di spostare il cantiere dalla strada per andare avanti da un’altra parte, potrei ancora organizzarmi per ripartire, qualora riuscissi, e non è detto, a recuperare la disponibilità dei miei dipendenti, ma avrei bisogno di tempi certi e realistici. Un mio dipendente rumeno è in contatto con la squadra di operai che recupera il legname, per questo riesco a farmi un’idea di una data possibile, come spero mi arrivi ora anche dagli amministratori».

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