Mori, assunzione sospetta indagini finite per Colpo 

L’ex presidente del consiglio ha ricevuto l’avviso dalla Procura generale di Trento È accusato di abuso d’ufficio in concorso con i vertici dell’Apsp Benedetti



MORI. Il consigliere comunale (e già candidato sindaco e presidente del civico consesso) del Movimento 5 Stelle di Mori Renzo Colpo ha "finalmente" ricevuto due "buste verdi" da parte della Procura generale penale di Trento che certificano il suo essere indagato per l'assunzione di sua figlia all'Apsp "Cesare Benedetti", come anticipato nei giorni scorsi su queste pagine dal diretto interessato. In particolare per gli articoli 323 (abuso di ufficio) e 110 (in concorso) del codice penale (sono indagati anche il direttore della casa di riposo Antonino La Grutta e una dipendente dell'Apsp). «Nel dispositivo dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, il sottoscritto - spiega Colpo nella propria "operazione trasparenza" - risulta indagato "nella sua posizione di istigatore nell'interesse della propria figlia, quale padre che suo tramite otteneva illecito vantaggio economico dalla assunzione irregolare, intenzionalmente così procurando l'ingiusto vantaggio patrimoniale e ad altri l'ingiusto svantaggio della esclusione dalla possibilità di essere assunti". Era mia intenzione pubblicare i documenti che però portano riferimenti ad altre persone che potrebbero essere da me danneggiate con la pubblicazione e quindi mi limito a riportare quanto mi riguarda». Adesso l'avvocato incaricato da Colpo può richiedere la documentazione relativa alle indagini espletate e c'è un periodo di 20 giorni entro il quale l'indagato e il difensore hanno facoltà di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa a investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, nonché di presentarsi per rendere dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto a interrogatorio. Trascorsi i 20 giorni, il pm può chiedere al giudice per le indagini preliminari l'archiviazione del processo o il rinvio a giudizio. L'articolo 323 riguarda il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, o omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o arreca ad altri un danno ingiusto. Il reato è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno abbiano carattere di rilevante gravità. «Non ho trovato nessuna indicazione precisa - aggiunge Colpo - di come io avrei commesso quanto mi viene addebitato. Nei prossimi giorni confido di cominciare a leggere gli atti d'indagine per verificare da dove ha origine il procedimento e quali elementi hanno portato al mio coinvolgimento, per il quale ormai non sono più tanto stupito e divertito. Continuo invece a essere curioso e perplesso». (m.cass.)

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