Aperto il processo ai quattro medici per l’anziana morta 

Sotto accusa gli specialisti che l’avevano avuta in cura Il 16 maggio si torna in aula con la testimonianza dei peritiP



ROVERETO. Il capo di imputazione è pesante, visto che si parla di omicidio colposo. In realtà è uno dei primi processi in assoluto che si celebrano successivamente all’entrata in vigore della riforma Gelli che ha introdotto la nuova legge sulla responsabilità medica.

Si è aperto, ieri mattina in tribunale a Rovereto, il dibattimento che vede imputati quattro medici di due strutture ospedaliere roveretane accusati di aver commesso una erronea valutazione nel diagnosticare una patologia ad una paziente che poi è defunta. Il giudice Carlo Ancona ha aperto il processo e dopo pochi minuti ha rinviato la discussione all’udienza fissata per il prossimo 16 maggio, quando in aula a Rovereto si terrà il contraddittorio fra i periti delle due parti: sarà quello, con ogni probabilità, il momento cruciale dell’intero procedimento perché in base alle loro testimonianze si capirà se la condotta dei medici rinviati a giudizio è stata rispettosa delle procedure stabilite dalla norma professionale (la nuova legge esclude la responsabilità penale dei medici per imperizia laddove dimostrino di essersi attenuti alle linee guida mediche) e se vi è stato un nesso di causalità fra la diagnosi effettuata dai professionisti e il decesso della donna.

La vicenda di presunta malasanità risale al periodo compreso fra il settembre e il novembre del 2014. A finire a processo sono quattro medici (due difesi dal legale di Trento Michele Busetti, gli altri dal collega avvocato Roberto Bertuol) che in momenti differenti, nelle strutture sanitarie della città, hanno avuto modo di incontrare e visitare l’anziana malata, morta all’hospice, nel dicembre del 2014, per un mieloma. La linea difensiva dei quattro imputati punta a dimostrare che nulla è stato omesso durante gli accertamenti compiuti nel periodo fra il settembre e il novembre del 2014 e che i medici coinvolti hanno eseguito tutti gli esami che la prassi medica impone. Inoltre, sempre secondo i legali della difesa, non vi era alcun sintomo accusato dall’anziana che poteva far pensare ad una patologia differente rispetto a quella diagnosticata dai dottori mentre il quadro clinico della povera era talmente grave e complesso da portarla, in breve tempo, alla morte.

Per i familiari dell’anziana le cose sono andate differentemente: nell’esposto presentato alla Procura hanno riportato quelli che, a loro giudizio, sono stati gli errori di valutazione dei medici che l’avevano avuta in cura.(gl.m.)

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