il caso

Vaccino, sindacati trentini allarmati: “Misure straordinarie nelle zone a bassa copertura. Turismo a rischio”

Cgil, Cisl e Uil esprimono forte preoccupazione per gli ultimi dati e invocano “interventi capillari per recuperare il tempo perso, irresponsabilmente”



TRENTO. "Dove sono queste sacche di mancata copertura vaccinale? L'Azienda sanitaria sia trasparente e fornisca dati certi, divisi per territori, così da poter intervenire immediatamente con campagne di sensibilizzazione mirate nelle realtà dove risulta più bassa la percentuale di copertura". Così i sindacati Cigl, Cisl e Uil del Trentino che esprimo "forte preoccupazione" sugli ultimi dati della copertura vaccinale in provincia di Trento.

"Il timore è che siano proprio le valli a vocazione turistica ad avere il minor numero di popolazione vaccinata: se così fosse - affermano i sindacati - questo potrebbe riverberarsi negativamente sulla promozione turistica, alle porte di una stagione turistica invernale che nelle speranze di tutti dovrebbe recuperare le gravi perdite della stagione scorse. Com'è possibile attirare i turisti con queste percentuali? Come si può pretendere il green pass per i vacanzieri che speriamo tornino a frequentare bar e ristoranti in Trentino quando non si è in grado di vaccinare la popolazione locale?".

Per i sindacati "servono misure straordinarie e interventi capillari per recuperare il tempo perso, gravemente e irresponsabilmente, in questi mesi".

La situazione. "All’ultimo posto in Italia per la copertura vaccinale a ciclo completo, al terzultimo dopo Sicilia e Provincia di Bolzano per la percentuale di popolazione immunizzata con una sola dose, con distacchi di oltre 10 punti percentuali rispetto alle regioni più virtuose, Lombardia, Lazio e Puglia. I dati raccolti da Agenas (l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali) e pubblicati dal Corriere della Sera sono impietosi: «Numeri allarmanti – affermano Cgil, Cisl e Uil – che possono pregiudicare la ripresa economica portando il Trentino a nuovi lockdown che risulterebbero esiziali per l’economia. La responsabilità di questa situazione di evidente ritardo nella campagna vaccinale ricadrà sui vertici dell’Azienda sanitaria e della giunta provinciale se non si fa qualcosa subito: di fronte ad una disponibilità non più così alta da parte dei cittadini bisogna reagire moltiplicando gli sforzi. Non si può restare a guardare come se nulla fosse perché questo rischia di pregiudicare tutti i sacrifici fatti fino a qui e gli sforzi dei tantissimi che hanno già aderito alla vaccinazione".













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