Zumiani: «Ecco come vedo il medico del futuro»

Trento, il presidente dell'Ordine: formazione e professionisti di base per una rete di qualità


Sandra Mattei


TRENTO. Prestazioni di qualità su tutto il territorio, valorizzazione dei medici di base, maggior collaborazione tra medici ospedalieri e servizi territoriali, centri di formazione che dialoghino con Bolzano e Innsbruck. Sono alcuni obiettivi per affrontare il futuro proposti dal presidente dell'Ordine dei medici e odontoiatri Giuseppe Zumiani, in occasione della Giornata del medico.
Una giornata, al Castello del Buoncosiglio, che ha visto il confronto sul ruolo del medico rispetto alle minor risorse economiche, alla maggior consapevolezza dei pazienti, all'invecchiamento della popoalzione. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Zumiani.
Dottor Zumiani, quali prospettive per il medico, di fronte alla necessità di razionalizzare le risorse, come ripete l'assessore Rossi?
Ci rendiamo conto della necessità di organizzare meglio il sistema sanitario trentino, perché la richiesta è quella di maggior qualità, ma con minor risorse. Dobbiamo chiarire allora chi fa che cosa: finora siamo stati abituati a svolgere prestazioni specialistiche nei centri ospedalieri principali, mentre bisogna trovare strumenti e norme che colleghino gli ospedali al territorio. Si deve puntare inoltre sulla valorizzazione dei medici di base, perché abbiano maggior possibilità di intervento e di decisione.
Il ruolo dei medici di base si collega al problema annoso delle liste d'attesa per le visite e gli esami: come si risolve?
Il problema è che le nostre responsabilità si sono decuplicate e se devo occuparmi della mia specialità, aggiornandomi, devo prendermi il tempo per fare anche questo, oltre alle visite di routine. Si tratta di trovare le soluzioni con tutte le componenti, perché il medico di base faccia fronte alle esigenze sempre più pressanti del paziente, anche con un cambiamento culturale di quest'ultimo, perché non può pretendere esami non sempre necessari. Di deve adottare una logica programmatoria con l'Azienda, perché non sia il medico l'elemento di crisi, che deve rispondere a tutti con immediatezza.
Cosa pensa della decisione dell'assessore di istituire il ticket al pronto soccorso per i codici bianchi?
E' vero che al pronto soccorso c'è una percentuale di accessi impropri molto alta. Concordo sul fatto che il ticket è un deterrente per fermare quest'abitudine dei pazienti che vogliono risolvere un problema nel modo più veloce, ma la soluzione sta nel cambiamento culturale del paziente. E, ancora una volta, questo è un ruolo che dovrebbe essere affidato alle strutture sul territorio.
Si riferisce alla proposta «Ore 24» che avete fatto all'assessore?
Sì, l'abbiamo proposto come modello sperimentale, per garantire un servizio costante, giorno e notte, sul territorio. Ma bisogna vedere come reperire i medici disposti a fare i turni di notte, i giovani forse sono più inclini al cambiamento.
Veniamo alla formazione, un altro tema che le sta a cuore.
Il Trentino deve puntare su un sistema attrattivo di qualità. I giovani non sono attratti perché da noi ci sono ospedali piccoli, la vita è cara, per cui dobbiamo trovare il modo di farli fermare attraverso i crediti formativi. Se l'ospedale offre poche occasioni per i posti letto limitati, dobbiamo farli lavorare negli enti di ricerca come Cimec e Cibio. L'altro fronte è quello di accordarci con Bolzano, che ha annunciato la facoltà di medicina. Dobbiamo cercare un accordo per collaborare, ma io spero che anche il Not possa diventare non solo clinico, ma anche ospedale di formazione.













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