Zambana: non solo asparagi, crescono anche le arachidi

Buono il raccolto di Giuseppe Viola, di Nave San Rocco «Qui c’è la terra giusta, pure i miei genitori le coltivavano»


di Sandra Mattei


ZAMBANA. Per i doni di Santa Lucia ai nipotini, non mancherà la materia prima. Se i fratelli Viola di Nave San Rocco vorranno regalare per la notte della santa con l'asinello, com'è nella tradizione, sacchetti di mandarini e arachidi, potranno farlo con quelli di loro produzione.

Almeno per quanto riguarda gli arachidi. Sì, perché Giuseppe Viola ha appena terminato un raccolto di noccioline... americane, che ora si potranno ribattezzare rotaliane.

Insomma Zambana offre non solo asparagi, ma anche arachidi. E' successo infatti che dopo qualche tentativo nell'orto di casa, Giuseppe Viola, di Nave San Rocco, ha finalmente potuto realizzare un raccolto di tutto rispetto, unico nel suo genere: piantare le noccioline americane (bagigi, per dirla in dialetto trentino).

Ecco come racconta l'esperimento il protagonista stesso, Giuseppe che, con le due sorelle Maria Concetta e Gabriella e il fratello più giovane Donato, è il titolare dell'avviata azienda familiare che produce principalmente mele. «L'idea è nata in base a quello che ci raccontava nostra madre, Giulia Bettin – esordisce Giuseppe - Lei sosteneva che prima della guerra, con mio padre Arturo, coltivavano le arachidi nell'orto. È stato così che abbiamo deciso di riprovarci. Il primo tentativo è stato sotto casa.

Ma non vi siete rivolti a qualche esperto?

«No, abbiamo fatto tutto da soli», risponde Giuseppe, che ammette, è sempre propenso a sperimentare novità. «Il tentativo fatto nell'orto di casa, però – aggiunge – non è andato a buon fine. Il Motivo? Visto che abbiamo un timer per annaffiare, abbiamo realizzato che troppo acqua non andava bene, le piante si ingiallivano e non davano frutti». A proposito, va detto che le arachidi sono frutti che crescono nel sottosuolo, dunque il tipo di terra è molto importante. «Infatti – prosegue Viola – abbiamo pensato di cambiare terreno e abbiamo piantato le sementi nel campo di Zambana, in una terra più sabbiosa, dove coltiviamo le mele. Abbiamo alternato così ai filari di Golden, quelli di arachidi e qui le cose sono andate meglio». Fatto sta che quest'autunno il raccolto è stato buono (basta vedere la foto che pubblichiamo, ndr.) e l'esperimento si può dire riuscito. Se non che, precisa Giuseppe, il problema è stato poi capire come mangiare le noccioline. Perché? «Il fatto è – spiega – che una volta raccolte e pulite dalla terra, non sono commestibili, ma si devono tostare. Anche in questo caso siamo andati per tentativi, perché non avevamo la più pallida di quanto dovessero stare in forno. I primi tentativi non sono riusciti: erano diventate gommose. Allora abbiamo deciso di procede per gradi, infornando un centinaio di noccioline e abbiano iniziato a toglierle dal forno gradualmente. Le prime erano troppo crude, in conclusione, il tempo giusto di tostatura è di 12 minuti». E la prossima sperimentazione? Giuseppe non ha dubbi: «Saranno i topinambour».

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