industrie in crisi

Whirlpool, gli ultimi tristi giorni di una fabbrica condannata a morte

Tra gli ormai pochi lavoratori prevale lo sconforto: "Almeno speriamo nella ricollocazione"


Emanuele Del Rosso


TRENTO. La fabbrica Whirlpool di Trento è una di quelle fabbriche figlie degli ultimi anni del boom industriale. Sorta nel maggio del 1970, è stata simbolo d’orgoglio, è stata prova del fatto che sulla città si voleva puntare, anche da oltreoceano, dall’America. Una di quelle fabbriche che, negli anni, mentre le generazioni si avvicendavano, è diventata tanto importante, avvertita così fortemente come una parte della crescita urbana, che i ragazzini delle medie venivano portati in gita a Spini di Gardolo, per vedere cosa si produceva in uno stabilimento all’avanguardia, che dava lavoro a quasi cinquecento operai: cappellino giallo con sopra stampato il logo a vortice della casa produttrice e poi tutti in fila, tra le enormi macchine e le corsie sterminate, mentre qualche operaio faceva da guida alle decine di bocche spalancate, accanto alle maestre.

Si fa così da sempre, si portano i più piccoli a vedere che succede nel mondo della grande produzione. Si fa così ovunque, è quasi una forma di rispetto, nei confronti di tutti quei posti considerati parte della storia di una popolazione. La Whirlpool di Trento, però, è anche una di quelle fabbriche che chiude. Una morte – la chiamano dismissione, perché è una morte lenta – che si porta dietro i ricordi di qualche studentello e soprattutto il salario di quei cinquecento, per la precisione 466, mano a mano cassintegrati. Smaltiti a gruppi di quaranta o cinquanta, perché la multinazionale punta alla Polonia, a Varese e ad “ottimizzare la produzione”. Ancora circa duecento di loro sono al lavoro, ma a settembre o giù di lì sarà tutto finito. “Non è stata una serrata per crisi, come ce ne sono tante in questi anni”, spiega Francesco Penasa. “I soldi ci sono, hanno semplicemente deciso di chiudere. Sono stati anche molto freddi nell’avvisarci della cosa, ma del resto hanno agito seguendo le logiche economiche del mercato. Qui, o si riforma un sistema, o si cerca di non fargliene una colpa”.

Resta solo la rassegnazione, insomma, anche per chi lavora qui dentro dal 1998, e che si è fatto degli amici qui; e una famiglia, coi soldi guadagnati con questo lavoro. Come Francesco, anche Claudio Longo, dipendente da tredici anni. Entrambi sono delegati Fiom: “Noi sindacati abbiamo fatto quel che potevamo, sin dall’inizio. Assemblee, lettere, votazioni, scioperi. Potevamo fare lotta dura fino alla fine, ma tutti assieme si è deciso di trarre quel che potevamo da una brutta situazione, per usare un eufemismo”. Il risultato delle contrattazioni è stata una cassa integrazione di un anno, prolungabile a due solo per il 70 % dei lavoratori interessati. Ma l’amaro in bocca resta, e si vede nei volti di Claudio e Francesco, come in quelli degli altri operai. L’aria che si respira è un’aria strana, la quiete di una casa al capezzale di un malato, si potrebbe dire. Quello che abbatte gli animi più di tutto è senz’altro l’idea del futuro: “Certo, gli ammortizzatori sociali sono stati attivati, e la provincia ha fatto quel che poteva per garantirci un’uscita morbida. Hanno fatto da garanti, tutelandoci.

Eppure chissà cosa ci aspetta”, dice Claudio. Durante quest’anno, da quando le prime lettere di “dismissione” hanno iniziato ad arrivare, sono stati attivati dei programmi di formazione con la collaborazione di Adecco, in modo da qualificare ancora di più gli impiegati della Whirlpool ed agevolarne il re-impiego, ma ovviamente sono cose che non danno la certezza di riavere un lavoro. Lo stesso vale per le voci che si susseguono riguardo l’interessamento di alcune altre aziende per lo stabile della casa produttrice americana: “Sembra che alcune altre industrie stiano pensando di investire qui, perciò possiamo sperare, almeno”, dice Francesco. Intanto, dentro e fuori dai cancelli della Whirlpool continua il conto alla rovescia. Scoccano le tredici e trenta. Finisce un altro turno di lavoro.













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