«Voto agli immigrati a livello locale»

Nardelli e Civico (Pd) lavorano ad un disegno di legge sulla cittadinanza


Chiara Bert


TRENTO. Diritto di voto alle elezioni amministrative agli immigrati residenti in Trentino da almeno 5 anni. È uno degli obiettivi del disegno di legge a cui sta lavorando un gruppo del Pd coordinato dai consiglieri Michele Nardelli e Mattia Civico. «Da questo, come dallo ius soli per i minori nati in Trentino da genitori stranieri, passa il diritto alla cittadinanza», spiega Nardelli.

La stesura della proposta di legge è ancora in fase iniziale, serve naturalmente un'attenta analisi giuridica per definire i paletti entro cui muoversi. La strada per riconoscere il diritto di voto alle amministrative passa attraverso una legge regionale. Una strada in salita, lo sanno bene i promotori che sono comunque pronti a percorrerla fino in fondo.

Proprio qualche giorno fa sono state consegnate in parlamento le quasi 200 mila firme raccolte sulla proposta di legge di iniziativa popolare «L'Italia sono anch'io». «Di queste, 4 mila sono state raccolte in Trentino», ha ricordato Nardelli durante l'incontro organizzato martedì alla biblioteca comunale dalla Fondazione Fontana sui diritti delle seconde generazioni di immigrati. «Non ci facciamo troppe illusioni sull'esito di questa proposta di legge», ha detto Nardelli, «altri 48 disegni di legge sono stati già cassati». Per questo si è deciso di lavorare anche in Trentino per dare uguali diritti agli immigrati, attraverso la possibilità di votare per gli enti locali ma anche attraverso i diritti di cittadinanza sociale come scuola e sanità.

A dicembre, collegato alla Finanziaria, è stato approvato un ordine del giorno di Nardelli sullo ius soli, per garantire ai minori nati in Trentino da genitori stranieri gli stessi diritti dei loro coetanei trentini, a partire dal diritto allo studio e dall'accesso ai servizi sanitari. «Diritti che già oggi in molti casi vengono garantiti - spiega Nardelli - ma spesso per un convincimento morale, alla generosità e al buon cuore degli operatori. Noi vogliamo che siano garantiti per legge, a tutti, senza distinzione. Oggi - ricorda il consigliere - se uno straniero con permesso di soggiorno perde il lavoro, rischia di rientrare in clandestinità e con lui la stessa sorte tocca ai suoi figli. È un'ingiustizia».

Al dibattito in biblioteca, Antonio Rapanà del Centro Astalli ha ribadito che «il cammino della cittadinanza e dell'integrazione degli immigrati è l'unico da percorrere». Adriano Passerini (Azienda sanitaria) ha ricordato che «gli stranieri sono soggetti particolarmente vulnerabili perchè non hanno protezioni sociali, quando arrivano in Italia sono per lo più sani, poi si ammalano a causa delle condizioni disagiate, lo stress o i lavori usuranti».













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