Vita più cara del 25 % nell’era dell’euro

La Cgia registra in Trentino il record di aumenti legati all’abitazione: +56,6% Biasior (Crctu): «Il consumatore deve imparare a confrontare le offerte»


di Robert Tosin


TRENTO. Non c’è tregua per le famiglie: un’altra ondata di rincari si sta abbattendo sulle tasche svuotate degli italiani, che scoprono un rincaro dei prezzi del 25% negli ultimi dieci anni, da quando c’è l’euro. Ma per le associazioni di difesa dei consumatori il dato calcolato dalla Cgia di Mestre è fin troppo buono, perché l’inflazione sui beni di prima necessità ormai tocca vette del 5-6 per cento annuo.

Secondo l’analisi dell’ufficio studi degli artigiani di Mestre, l’introduzione dell’Euro (ma non è solo colpa della valuta) ci costa un rincaro del 25% medio, con le punte più alte registrate al Sud dove il deficit strutturale e la presenza della malavita organizzata frenano lo sviluppo. Il Trentino si piazza a metà classifica sul dato generale, mentre detiene un poco invidiabile record per quanto riguarda la variazione dei prezzi sulle voci che riguardano la casa: dall’acqua all’elettricità ai combustibili per riscaldamento. In dieci anni, dice la Cgia, in Trentino questo capitolo ha registrato un’impennata del 56,6% contro una media nazionale del 45,8. Insomma, secondo lo studio la colpa dell’aumento dei prezzi non è dei commercianti che hanno “arrotondato” con troppa disinvoltura il cambio da lire ad euro, ma al rincaro dei gestori di servizi relativi alle utenze domestiche e allo Stato con le tasse relative. «Ricordo - commenta il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - che sul totale della spesa media familiare, che nel 2011 è stata pari a 30 mila euro, i trasporti, le bollette e le spese legate alla casa hanno inciso per quasi il 50% del totale, mentre la spesa alimentare solo per il 19%».

In contemporanea con questo studio esce anche l’allarme di Federconusmatori e Adusbef. Le associazioni annunciano la valanga di rincari attesi per l’autunno che rappresentano una stangata da 2.300 euro a famiglia. Aumenta tutto: gas, elettricità, acqua, rifiuti, libri scolastici, alimentari e benzine. E a proposito di bollette elettriche, Confartigianato ha scoperto che le aziende italiane spendono di luce 10 miliardi di euro all’anno in più rispetto alla media europea. A farne le spese sono soprattutto le aziende del nord: le imprese trentine per esempio pagano 2.601 euro a testa in più rispetto a quelle europee. A fare la differenza, una tassazione insostenibile che incide per il 21,1% sul prezzo finale.

«Che sarebbero arrivati gli aumenti lo sapevamo - commenta l’avvocato Carlo Biasior del Crctu - ma purtroppo i consumatori sono sempre con le spalle al muro: non sono interlocutori nei tavoli dove il governo incontra i produttori. Quindi non ha voce in capitolo e deve subire. Le difese? Occhi aperti, selezione e comparazione. Sull’energia ad esempio la forbice tra prezzo più alto e quello più basso si sta ampliando e questo significa che il libero mercato sta funzionando. Sull’inflazione al 25% da quando c’è l’euro non mi pronuncio, nel senso che dovrei conoscere le basi dello studio. Per quanto ci riguarda stiamo raffrontando i prodotti in Trentino per capire quale sia l’effettivo rincaro, al di là del dato inflazionistico ufficiale dell’Istat. Si dovrebbe anche fare un controllo sulle filiere produttive e capire quanto ci sia di opportunismo e quanto di reale necessità di aumento dei prezzi. Ma la cosa è praticamente impossibile. Qualcuno suggerisce di guidare i prezzi dei carburanti, in modo da portare a riduzione i prezzi dei beni trasportati. Non sarebbe sufficiente anche se sarebbe un buon inizio. Però per esperienza so che non succederà: è troppo facile per i governi pescare soldi facili nei serbatoi».

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