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Violenza sessuale, in cella richiedente asilo

L’uomo è accusato di avere palpeggiato e denudato una prostituta che le aveva rifiutato un rapporto sessuale


di Luca Marognoli


TRENTO. In fuga a piedi scalzi e seminuda in mezzo alla rotatoria del Bren center. La scossa di adrenalina che diventa brivido nella schiena e la spinge a correre più forte che può. Alle calcagna un uomo predatore che, vistasela sfuggire dalle mani, le lancia dietro una delle scarpe che lei si è tolta per divincolarsi dalla sua morsa e brandisce una bottiglia di birra. Furibondo perché lei, bionda ragazza dell’Est, non ha accettato di stare con lui, per un rapporto fugace, in qualche anfratto del centro commerciale.

È mezzanotte: nella via che le ragazze del marciapiede hanno scelto come passerella notturna transitano poche auto. Di quelle che non si fermano si vedono solo le scie dei fari. A illuminare appena la scena le luci gialle dei lampioni.

Gli uomini della volante sono lì per pattugliare la zona, come tutte le notti. Scorgono quell’ombra che cerca la salvezza sul lato opposto della strada, la soccorrono. Ma intercettano anche lui, il predatore. Lei sta bene, nonostante tutto. Racconta quei pochi secondi di paura: l’uomo di colore, già suo cliente in passato, che si avvicina e le chiede di fare sesso; lei che rifiuta (il motivo non è noto ma la scelta, secondo la ricostruzione degli investigatori, è stata netta e inequivocabile); lui che non ci sta, la palpeggia, si aggrappa ai suoi vestiti per denudarla; lei che oppone resistenza impedendogli di stuprarla. Il cliente rifiutato però non demorde: cambia obiettivo, tiene ferma la donna intimandole di consegnargli l’incasso della serata; ma ancora una volta lei resiste, riesce in qualche modo a divincolarsi e scappa.

Per riuscire a fuggire senza impicci, si toglie le scarpe con i tacchi e si getta in mezzo alla via Brennero nel tentativo di raggiungere il marciapiede opposto, seminando l’aggressore. Quello, forse datosi per vinto, sfoga tutta la sua rabbia gettandole dietro una scarpa, agitando per aria una bottiglia di birra probabilmente rimediata nei paraggi. È furente perché non è riuscito ad avere lei né i suoi soldi. Ma per lui il peggio deve ancora arrivare: sono le manette che gli agenti della volante gli fanno scattare ai polsi. Dopo averlo accompagnato in questura, scoprono che è un richiedente asilo politico di nazionalità nigeriana, I.S. le iniziali, ospite del centro di accoglienza di via Al Desert. Ha 28 anni ed è incensurato.

Finisce in carcere, a Spini di Gardolo con l’accusa di violenza sessuale (consumata, avendola lui palpeggiata e semidenudata) e tentata rapina.

Entro 48 ore si terrà l’udienza di convalida in carcere: a rappresentare l’accusa il pm Carmine Russo, mentre difensore d’ufficio è l’avvocato Marcello Paiar, che oggi andrà in carcere per incontrare il nigeriano.

La sua versione dei fatti non è ancora nota e per avere un quadro il più possibile completo occorre fare chiarezza anche sui particolari forniti dalla prostituta aggredita, 38 anni, di nazionalità rumena. Non è chiaro il motivo del rifiuto opposto al cliente, già conosciuto in precedenza, ma questo non può giustificare neppure in minima parte una violenza sessuale e un tentativo di rapina. Possibile che l’approccio dell’uomo non sia stato a lei gradito, oppure che le esperienze trascorse con lui fossero state negative per la donna. Oggi forse sull’episodio verrà fatta maggiore luce.

A differenza di altre situazioni di stranieri accusati di reati, non è previsto il reimpatrio come alternativa alla detenzione: «Trattandosi di un richiedente asilo, che è quindi in pericolo di vita in caso di ritorno nel paese dal quale è fuggito, non si può decidere un suo allontanamento», spiegano al Cinformi. «Nel caso in cui siano disposi i domiciliari, può essere invece messo in uno dei centri di identificazione ed espulsione fino alla conclusione dell’iter della domanda di protezione».

 













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