L'intervista

«Vi spiego come hanno ucciso il M5S», Nicola Biondo racconta la crisi del grillismo

Trentino d'adozione  è coautore di "Supernova", il libro-inchiesta che spiega un movimento politico in declino 


di Gianfranco Piccoli


TRENTO. Non un’accusa ma «un atto d’amore nei confronti del Movimento 5 Stelle». Così Nicola Biondo, 46 anni, definisce “Supernova”, il libro-inchiesta scritto a quattro mani con Marco Canestrari, che racconta la crisi (e per gli autori il fallimento) del progetto grillino. Da un punto di vista nuovo: quello interno. Perché Biondo, che al M5S non ha mai formalmente aderito, ha avuto un lungo rapporto personale con Gianroberto Casaleggio e proprio dal “guru” pentastellato gli è arrivata nell’aprile del 2013 la chiamata per dirigere l’ufficio comunicazione alla Camera dei deputati, un’esperienza che si è conclusa poco più di un anno dopo. Marco Canestrari, web developer, ha vissuto invece alcuni anni, dal 2007 al 2010, nel “cuore” del progetto politico, a fianco di Casaleggio: ancora oggi è iscritto al Movimento.

“Supernova” è un libro-inchiesta destinato a far discutere, perché accusa il M5S di essere diventato ciò che ha sempre combattuto: “la casta”. Per leggerlo, però, non andate in libreria: “Supernova – Com’è stato ucciso il M5S: tutta la verità” lo si trova sulla piattaforma di crowfunding Produzioni dal Basso (www.supernova5stelle.it). Una scelta, quella degli autori, che vuole ricalcare lo spirito primordiale che ha mosso il Movimento 5 Stelle.

Esperto di giornalismo d’inchiesta e collaboratore per alcune testate nazionali come La Stampa, L’Unità e Avvenimenti, oggi Nicola Biondo si gode “l’orto vista mare” nella sua San Vito Lo Capo. Ma se la Sicilia è la terra natale, il Trentino è la patria adottiva di Biondo. E non solo per amore, visto che la moglie, Nicoletta Schio, è di Mori. Biondo, infatti, ha vissuto a lungo fra Trento e l’Alto Garda, richiamato a fine anni Novanta dalle iniziative dell’Arci, all’epoca presieduta da Ugo Winkler. Esperto di terrorismo (si è laureato in Scienze Politiche con Renzo De Felice scrivendo una tesi sul caso Moro), il coautore di Supernova ha collaborato con Winkler nell’organizzazione di eventi e come relatore. Sempre a Trento, ha collaborato con la California University, che all’epoca aveva una sede nel capoluogo.

Biondo, un’immagine per descrivere la parabola del M5S.

«È sufficiente guardare il blog di Beppe Grillo. Una volta era il contenitore degli interventi delle migliore teste nazionali ed internazionali. Oggi è un sito pieno di pubblicità e un catalizzatore di odio verbale».

Una rivoluzione tradita?

«Cito una frase illuminante che Roberto Fico ha pronunciato una settimana fa: le rivoluzioni a metà non servono. O si fanno, o non si fanno».

Un passo indietro: com’è entrato nel cuore della macchina grillina?

«Nel 2010 il blog di Beppe Grillo mi ha intervistato dopo l’uscita de “Il Patto”, il libro sulla trattativa Stato-Mafia che ho scritto con Ranucci. Da lì è nato un rapporto con Casaleggio, che non posso definire di amicizia, ma di reciproca stima e simpatia. Ho così iniziato a collaborare con il blog, denunciando tra l’altro la situazione di grave sfruttamento in cui versano molti giornalisti. Poi, nel 2013, dopo le elezioni politiche, Casaleggio mi ha chiesto di organizzare l’ufficio comunicazione del M5S alla Camera dei deputati: ho accettato, non senza perplessità, ma con la consapevolezza, avendo collaborato spesso con le Commissioni parlamentari, di conoscere il frullatore romano, le lusinghe e i pericoli del Palazzo».

Un’esperienza che definirebbe...?

«Un delirio. Mi sono ritrovato con un gruppo di parlamentari impaurito ed aggressivo, totalmente impreparato, sia sul piano politico, sia sul piano della comunicazione. All’epoca, poi, ho assistito ad una delle pagine più tristi del giornalismo italiano: l’assalto della stampa al parlamentare grillino».

Sul piano politico perché è stato “sedotto” dal grillismo?

«Non votavo dal 1999. Nel 2013, alle regionali in Sicilia e alle politiche, sono tornato alle urne per dare la mia preferenza al M5S. Da una parte ho provato “un’attrazione negativa”: la politica e i partiti tradizionali mi avevano deluso profondamente. Nel M5S avevo trovato parole chiave e codici nuovi che condividevo, a partire dalla volontà di non fare dei parlamentari una casta a se stante, ma una realtà a stretto contatto con i cittadini. Grillo era un front man e il suo blog un vero pensatoio, con le eccellenze italiane e internazionali. Vi ho visto la possibilità di una rivolta generazionale che in realtà non c’è stata».

Nel 2014 ha lasciato il suo posto alla Camera.

«Vedevo il gruppo parlamentare che stava mutando e cominciavo a provare un disagio personale e politico».

Mutando in che senso?

«All’inizio i parlamentari del Movimento vivevano chi in gruppi di 3-4 in appartamento, chi in una stanza dalle suore. Ma, come ho detto, conosco le lusinghe del Palazzo, come riesce piano piano a sedurti e inglobarti».

Un esempio.

«I rimborsi spese: oggi ci sono parlamentari del M5S che arrivano a 9-10.000 euro al mese. All’inizio nessuno chiedeva neppure i rimborsi dei pasti per sé e per i collaboratori. Con le elezioni europee del 2014 la situazione è peggiorata ulteriormente. L’approccio francescano predicato da Casaleggio è sparito».

E?

«E il sogno è diventato un incubo: la classe dirigente del M5S ha fallito, trasformando il Movimento delle teste e dei cittadini in propaganda becera. Oggi non esistono più nemmeno le assemblee dei parlamentari, viene tutto deciso da un ristretto gruppo di persone, il Direttorio. La verità è che il Movimento si è trasformato in una guerra di potere fra bande».

Tutto finito? Tutto inutile?

«Io credo che il grillismo sia comunque entrato nelle vene delle persone, che abbia cambiato il Paese. Non so dire se questo ci porterà ad un populismo alla Trump oppure no. Oppure se, ricchi di questa esperienza, chiederemo ad altri di migliorare».













Scuola & Ricerca

In primo piano