Vende una casa non sua, condannato

Un anno di reclusione per un noto impresario accusato di truffa e falso



TRENTO. Dura condanna, in Tribunale, per l'impresario edile che era accusato di aver venduto un immobile non suo. Nillo Morelli, 58 anni di Trento è stato condannato ieri dal giudice Marco La Ganga, a un anno di reclusione e al pagamento di un risarcimento provvisionale di 100 mila euro all'acquirente, un altro imprenditore edile, Francesco Musso di Faedo. Morelli, titolare della Edilnat srl, era accusato di aver venduto per 678 mila euro un immobile a Trento nord che non poteva vendere e che non era libero da gravami. Ieri si è concluso il processo davanti al giudice Marco La Ganga.

Il pubblico ministero Giuseppe De Benedetto accusa l'imprenditore di aver fornito al compratore delle false dichiarazioni per trarlo in inganno sull'effettiva proprietà di un immobile con alcuni negozi a Trento nord. Non solo, dichiarando che il bene era libero da gravami, l'imputato aveva anche tratto in inganno l'acquirente sull'effettivo valore dell'immobile. Così, l'imprenditore ha incassato 678 mila euro che non avrebbe dovuto incassare. In particolare l'acquirente prima avrebbe pagato un anticipo di 278 mila euro e poi avrebbe saldato con un bonifico di 400 mila euro. L'imputato avrebbe attestato falsamente la piena e legittima proprietà dell'immobile e che questo era libero da pesi, vincoli, oneri, arretrati e imposte.

In realtà, secondo l'accusa, i lavori in sanatoria erano stati sospesi dal Comune di Trento dal momento che la Edilnat non aveva dimostrato il titolo di disponibilità dell'immobile, mentre con sentenza di primo e secondo grado a Morelli veniva riconosciuta la proprietà solo di una quota dell'immobile. L'accusa di falso ideologico deriva dal fatto che Morelli avrebbe dichiarato nell'atto notarile di vendita che era tutto in regola. L'accusa di truffa, invece, è stata mossa perché l'impresario aveva tratto in inganno l'acquirente sul valore dell'immobile ceduto attraverso artifizi e raggiri consistenti soprattutto nelle false dichiarazioni. Secondo l'accusa, l'acquirente sarebbe stato tratto in inganno e avrebbe scoperto solo successivamente di aver acquistato un bene sul quale gravava più di un problema relativo alla proprietà e alla variante.













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