Valanga sulle Pale, gravissima una donna 

Tre istruttori vicentini del Cai travolti sulla parete nord del canalone Bureloni e trascinati per oltre 400 metri


di Raffaele Bonaccorso


TRENTO. Tre istruttori del Cai di Vicenza travolti da una valanga sulle Pale di San Martino, ieri mattina. Sono stati trascinati nel canalone Bureloni per oltre 400 metri. Gravi le condizioni di Rosanna Canale, 48 anni di Isola Vicentina e di Daniele Schiavo, 55 anni, di Montecchio Maggiore. Travolto dalla massa nevosa anche il figlio di quest’ultimo, Francesco, di 25 anni. Tutti e tre sono istruttori del Cai di Montecchio, «persone capaci che conoscono i pericoli della montagna». Il gruppo, partito dalla val Venegia, poco prima delle 11 si trovava a risalire lungo il canalone Bureloni, a quota 2400 metri. I tre istruttori stavano salendo a piedi con i ramponi, in cordata, lungo la via nord, quando sono stati sorpresi dalla valanga. A quell’ora, ad un passo dalla cima, altri due alpinisti di Treviso ormai lontani da quel canalone, avevano visto tutto. La valanga che si stacca, travolge i tre alpinisti e li trascina in quella lunga gola per centinaia di metri. E’ stato uno dei due alpinisti lontani dalla valanga, a dare l’allarme. In volo tre elicotteri, due di Trento ed uno di Belluno. Dall’alto si vedevano spuntare dalla neve tre corpi immobili. Due uomini del soccorso alpino di San Martino, due del Primiero, due medici e due infermieri, sono stati calati con il verricello. Sulla neve fresca le prime cure, per le tre vittime della valanga. Il volo a Trento, gravi le ferite riportate da Rosanna Canale e Daniele Schiavo.

I due gruppi distinti, i tre istruttori del Cai di Montecchio e i due escursionisti di Treviso, si erano incontrati alla base del Canalone dei Bureloni, uno dei più noti ed frequentati, molto profondo e che incide tutta la parete della Cima Bureloni con i suoi 3130 metri. Intrapresa la salita, non con gli sci di scialpinismo, ma con ramponi e picozza e legati fra loro, il gruppo dei vicentini aveva percorso tutto il canalone, mentre il gruppo di trevisani si era staccato e stava raggiungendo la Cima Bureloni. Sono stati loro a dare l’allarme vedendo precipitare i tre vicentini per circa 400 metri. Tempestivo l’intervento dei due elicotteri di Trento e del Suem di Belluno, degli uomini del Soccorso Alpino di San Martino di Castrozza con il capo stazione Antonio Doff e quelli di Primiero, più l’auto medica del 118 fermatasi al parcheggio della Val Venegia. «Gli alpinisti non sono stati sommersi, la massa di neve li ha spazzati via, nel canalone. Hanno perso l’equilibrio e sono stati trascinati per centinaia di metri» spiega il capo del soccorso alpino trentino Adriano Alimonta». Dunque la valanga si è staccata a monte, è scesa nel canalone scivolando sotto i piedi dei tre alpinisti. La lastra di neve li ha travolti. Il canalone di neve, viene fatto in salita per poi scendere con gli sci ai piedi. «Il periodo delle salite dei canaloni, delle pareti nord è questo. La raccomandazione è quella di partire il prima possibile, anche durante la notte, in modo da sfruttare le ore più fresche. In questo modo ci si trova di fronte ad un manto nevoso più compatto e si hanno meno problemi nel camminarci sopra, rispetto a quando c’è il sole». La difficoltà del percorso è soggettiva. Oltre le capacità tecniche servono capacità di valutazione ambientali. L’incidente è dovuto ad un pericolo oggettivo, fondamentali le analisi che si fanno in partenza.













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