sanità

Urgenze, pronti gli anestesisti per le valli

L'assessore provinciale Luca Zeni: «Di giorno coperto anche il weekend». E ai primari: «Punti nascita, Roma deciderà sulla sicurezza. Poi faremo una scelta politica»


di Chiara Bert


TRENTO. «A giorni entreranno in servizio sei nuovi anestesisti che garantiranno la copertura delle urgenze-emergenze diurne negli ospedali di valle anche nel weekend». L’annuncio arriva dall’assessore alla sanità Luca Zeni nel pieno della bufera sulla riorganizzazione degli ospedali di valle a seguito delle nuove regole sui turni di riposo dei medici entrate in vigore il 25 novembre.

Dopo il grido d’allarme dei sindaci, mercoledì scorso al Consiglio delle autonomie, negli ultimi tre giorni l’assessore è tornato con il direttore dell’Azienda sanitaria Luciano Flor negli ospedali di periferia coinvolti nel riassetto (Arco, Cavalese, Tione), lì dove la preoccupazione di medici, infermieri e operatori sanitari ha raggiunto livelli di guardia. E a loro ha garantito: «I sei anestesisti assunti dall’Azienda ci consentiranno di ritornare alla piena funzionalità degli ospedali di valle. Questione di giorni per poter coprire l’urgenza-emergenza h 12 anche il sabato e la domenica, ma con qualche sforzo in più sul piano delle reperibilità nel giro di qualche settimana potremo assicurare anche la copertura notturna».

Quello delle emergenze è in questo momento, insieme ai punti nascita, il fronte caldo della sanità. La nuova organizzazione (chiusura notturna e nel fine settimana) ha messo in allarme sindaci e medici. Lo ha denunciato il sindaco di Arco Alessandro Betta, e da Cavalese e Tione il pressing si è alzato di fronte alle esigenze della stagione invernale appena partita. «Ho trovato un clima preoccupato ma sereno - sintetizza l’assessore - il confronto è stato utile per chiarire le criticità ma anche le motivazioni che ci hanno portato alle scelte e i tempi per tornare alla normalità. La situazione è sotto controllo».

Resta invece lontana una decisione definitiva sul futuro dei punti nascita di periferia. L’ultima presa di posizione in ordine di tempo è una lettera di medici trentini e altoatesini dei reparti di anestesia, ginecologia, pediatria e neonatologia, indirizzata alle rispettive Aziende sanitarie, in cui prendono posizione e insistono sul fatto che «la popolazione merita il massimo dell’assistenza in termini di qualità e sicurezza». Un concetto che il primario di Oncologia Enzo Galligioni, presidente dei primari trentini Anpo, ha esplicitato così: «La popolazione dovrebbe capire che non è importante partorire vicino a casa ma avere tutta la sicurezza necessaria».

«Non ho ancora visto la lettera», commenta l’assessore Zeni, «ma il punto mi pare sempre quello, se sia giusto o no avere dei punti nascita in periferia». «Abbiamo a cuore lo stesso obiettivo, la sicurezza, e ribadisco che sarà lo Stato, attraverso il Comitato percorso nascita nazionale, a dirci se sono rispettati gli standard di sicurezza anche con meno di 500 parti all’anno. Se ci dirà di no, ci fermeremo. Se dirà di sì, la decisione spetta alla politica, non a questo o quel medico».

 













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