«Una vergogna come trentini» 

Bastiani (Fai Cisl): «Lesa la dignità delle persone». Calliari (Coldiretti): «Condanna senza se e senza ma»



TRENTO. «Quando abbiamo visto le roulotte, i materassi sfondati e la sporcizia, ci siamo vergognati di essere trentini». È la forte denuncia fatta ieri alla stampa, da parte Fulvio Bastiani e di Katia Negri, della Fai Cisl a proposito del caso di sfruttamento dei giovani bosniaci tra i 35 e i 22 anni, costretti a lavorare in condizioni disumane, senza ferie, né rispetto delle festività, per una paga di 4,50 euro l’ora.

La cosa inquietante era che il datore di lavoro li aveva registrati ed erano in regola con il permesso di soggiorno, visto che risultavano domiciliati a Pergine Valsugana. Ma la paga era sotto il minimo sindacale, le ore dichiarate un quinto di quelle effettuate e pagate con acconti frazionati nel tempo.

La Coldiretti, come già riferito nell’articolo della pagina a fianco, ha preso subito le distanze dall’agricoltore. Ma viene da chiedersi come nessuno si sia fatto qualche domanda sulla tariffa pagata ai giovani bosniaci. Chiediamo al presidente Gabriele Calliari come sia potuto succedere una situazione simile. «Guardi, è una questione molto delicata - risponde Calliari - ma gli atti per noi erano a posto. Per quanto ne sapevamo, poteva aver dato vitto e alloggio, per questo avrebbe potuto scalare le spese dalla busta paga. Nel momento in cui abbiamo ricevuto la denuncia, abbiamo subito preso le distanze da questo soggetto. La Cisl ci ha contattati e abbiamo appreso la notizia con grande rabbia, perché la Coldiretti si è sempre spesa per difendere i diritti dei lavoratori, come nel caso della legge sul caporalato ed il lavoro nero. Noi condanniamo questi fatti senza se e senza ma, perché infangano il rapporto corretto di altre migliaia di datori di lavoro. Pensare che ci siamo sempre impegnati per garantire condizioni dignitose ai raccoglitori stagionali e 15 o 20 anni fa avevamo guadagnato le prime pagine dei giornali per avere chiesto che si trovasse loro una sistemazione, all’interno delle nostre case. Eravamo stati accettati anche presso i consolati per agevolare il permesso di lavoro di quei lavoratori che venivano dai paesi dell’Europa dell’Est. Questa storia mi addolora molto. Ma diventa difficile per noi capire se la paga corrisponde effettivamente a quello che dichiara un datore o se dice di garantire il vitto e l’alloggio e poi fa dormire gli stagionali sotto gli alberi. Condanniamo perciò con decisione tali comportamenti, perché costituiscono un danno di immagine non indifferente».

Dal canto suo, il sindacalista Fulvio Bastiani afferma: «Ogni anno, per mia esperienza, ci sono una decina di transazioni tra lavoratori e associazioni di categoria (Coldiretti, Cia, Conagricoltura, Act, Acli) per cause di lavoro. Ma questa vicenda è grave perché va quantificato anche il danno alla dignità della persona. Ultimamente va di moda la frase prima gli Italiani - conclude – invece credo che dobbiamo dire tutti insieme che prima viene la dignità delle persone». (sa.m.)













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