IL FATTO

Una pesca «miracolosa»: Rolex e gioielli nel fiume 

L’avventura di Andrea Villotti con un amico. Erano andati a pescare lungo l’Adige e a poca profondità hanno trovato decine di oggetti. «Probabile sia refurtiva, la porto ai carabinieri»



Trento. Pesca “miracolosa” quella che è toccata in sorte a Andrea Villotti, segretario di gabinetto della presidenza della Regione, che domenica era andato sulle sponde dell’Adige con il suo amico Fabrizio Fedrizzi con l’intenzione di portarsi a casa tuttalpiù qualche trota. Invece le cose hanno preso una piega del tutto inaspettata.

«Avevamo approfittato della bella giornata di sole - racconta Villotti - e del clima mite. In più, essendo domenica, la portata del fiume era piuttosto ridotta e così ho potuto sperimentare i miei nuovi stivali Waders, concepiti per la pesca a mosca in acque calme, mentre di solito l’Adige, per la sua forte corrente, non consente di utilizzarli. Ma le condizioni c’erano tutte, così ho indossato gli stivali, che arrivano fino sotto il collo, e mi sono messo a pescare con i piedi in acqua fino a un’altezza di un metro e mezzo. Addosso avevo degli occhiali polarizzati, che permettono di vedere meglio sotto il pelo dell’acqua, perché minimizzano il riflesso della superficie del fiume. A un certo punto, tra i ciottoli bianchi del fondale, ho visto un riflesso metallico. Pensavo si trattasse di un oggetto da pesca, come se ne trova tanti nel fiume. Invece era una spilla d’oro con un aquilotto. L’ho recuperato a mano, e poco dopo, nelle vicinanze, ho scorto un orologio. Pesco anche quello, era un Rolex. A questo punto ho iniziato a guardarmi attorno, scoprendo che vicino, sparpagliati in una decina di metri quadri al massimo, a una profondità sempre inferiore perché più vicini alla sponda, c’erano altri oggetti: bracciali, collane di perle, altri orologi tra cui dei pregiati Audemar Piguet, delle collane di perle, orecchini, accendini d’oro Dupont, Gucci, più coppie di gemelli e altro ancora. In un paio di ore ne abbiamo recuperati molti, riempiendo uno scatolone. Alcuni di questi oggetti avevano ancora attaccato il cartellino di una nota oreficeria della zona, ma tirandoli fuori dall’acqua il cartoncino si è sbriciolato».

È stata una vera botta di fortuna, perché i livelli di portata erano più bassi del consueto. Di solito in quel punto, grossomodo tra Trento Nord e Lavis, l’acqua è molto più profonda: in condizioni normali, quegli oggetti si trovavano sotto tre o quattro metri d’acqua, ma domenica sono arrivata a portata di mano.

A Villotti e al suo amico è però parso chiaro che quel ritrovamento non può essere casuale. Data la concentrazione di preziosi in pochi metri quadrati, è improbabile che siano stati perduti da un proprietario distratto. «Erano tutti disseminati in un’area molto piccola - racconta Villotti -, è probabile che si trovassero in origine in un unico contenitore che poi si è aperto. Ritengo si tratti di merce rubata e abbandonata per qualche ragione dagli stessi ladri, magari nel corso di una precipitosa fuga. Per questo ho deciso di portarli alla stazione dei carabinieri, per capire se qualcuno li possa riconoscere come propri e tornarne in possesso». La probabilità di risalire ai proprietari è favorita da un particolare oggetto trovato assieme ai preziosi: una medaglia al valore militare che riporta un nome e un cognome, quelli del militare che se l’era guadagnata. GI.L.













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