Una «mappa» del rumore per tutelare i residenti

Il Comune dà incarico a un esperto. L’assessore Marchesi: «Chi sforerà i limiti individuati con la zonizzazione, dovrà compiere un intervento di risanamento»


di Luca Marognoli


TRENTO. Una mappa del rumore, zona per zona, per scoprire chi non rispetta i limiti e costringerlo ad intervenire limitando le proprie emissioni. Il Comune ha affidato la sua realizzazione ad un esperto, l’ingegner Pasquale Cicoira, di San Candido, che percepirà un onorario di 32.979 euro. La mappatura - viene precisato in una determinazione del servizio ambiente - costituirà la premessa per l’eventuale stesura di un ulteriore documento: il piano di risanamento acustico.

Questa è la seconda fase di un processo iniziato da tempo, con la predisposizione del piano di zonizzazione - spiega l’assessore all’ambiente del Comune, Michelangelo Marchesi - e consisterà nella «realizzazione di tutta una serie di monitoraggi per verificare eventuali incongruenze del piano».

La zonizzazione divideva il territorio cittadino in aree classificate secondo una scala da 1 a 6, dove al numero più basso corrisponde un livello minore di rumorosità ammessa (viene fatta una media diurna e notturna).

Tutto nasce dalla considerazione che i quartieri non sono quasi mai omogenei per le funzioni in essi contenute. «Ci sono zone miste, dove coesistono residenzialità e attività artigianali, o di confine, con da un lato funzioni industriali e dall'altro residenziali. Laddove si ravvisa la possibilità di superamenti, si va a fare una campagna di rilevazioni. Da questa deriverà poi l'adozione di misure di risanamento, per garantire che quel contesto rimanga all'interno dei limiti prefissati per ciascuna zona».

L’assessore fa un esempio: «Se una zona è prevalentemente residenziale ma esistono anche alcune attività artigianali e si dovesse rilevare che queste ultime sono eccessivamente rumorose, si chiederà di intervenire ponendo rimedio. Questo vale per le note situazioni critiche, come la ferrovia. Anche se esistono delle deroghe, sappiamo già che ci sono sforamenti: abbiamo però la necessità di conoscere i valori effettivi per esigere dalle Ferrovie gli interventi di limitazione delle emissioni. Quali? Far transitare i convogli più piano, collocare materiali assorbenti sotto la massicciata o posizionare barriere antirumore».

La filosofia dell’intervento comunale privilegia la tutela di chi abita in città. «Inizialmente si era ipotizzato di classificare le aree miste con un parametro alto: 5 invece che 2 o 3. In questo modo, però, sarebbero stati penalizzati i residenti. Quella che poteva sembrare una contraddizione nella classificazione serviva invece per tutelarli». Il lavoro di mappatura, che durerà circa tre mesi, si focalizzerà sulle «zone dove si rileva la presenza di fonti che potrebbero creare emissioni maggiori rispetto all'area in cui si trovano». Analizzando i dati e constatate le irregolarità, si decideranno gli interventi per garantire il rientro nei limiti. Questa operazione interesserà prevalentemente il traffico, non solo ferroviario ma anche stradale, e le attività commerciali, artigianali e industriali (si pensi a un’officina tra le case).

E i famosi pub “fracassoni”? «In quei casi si verificano dei picchi, mentre nella mappatura si fa una media su tutto il giorno e la notte. Però quanto facciamo serve anche per ragionare su quelle situazioni. Spesso si crea un confitto tra gestori e residenti, perché si realizzano attività di un certo tipo all'interno di contesti residenziali come i condomini, non tenendo conto che non sono stati realizzati per ospitarle e l'intervento tampone sovente non ha effetto».

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