Un robot automatizzato per distribuire medicinali

TRENTO. Gpi, l’azienda che lavora in ambito sanitario e ha la sua sede principale a Trento sud, ha presentato ieri un contratto di collaborazione con l’Università di Trento, la Fondazione Bruno...


DANIELE ERLER


TRENTO. Gpi, l’azienda che lavora in ambito sanitario e ha la sua sede principale a Trento sud, ha presentato ieri un contratto di collaborazione con l’Università di Trento, la Fondazione Bruno Kessler e l’Hub innovazione Trentino (in sigla: Hit), per un investimento di circa 400 mila euro. L’obiettivo, molto pratico, è di riuscire a innovare uno dei prodotti di punta dell’azienda: un armadio robotizzato, chiamato Riedl Phasys, che conserva e distribuisce i medicinali, negli ospedali e nelle farmacie di tutto il mondo. Più in generale, è un modello virtuoso di come in Trentino possano convivere le esigenze industriali e quelle della ricerca scientifica. Un po’ come succede nella Silicon Valley, anche se ovviamente su scala più ridotta.

Farmaci e robot

Andrea Sartori – executive manager di Hit – parla esplicitamente di «un successo di sistema», perché riguarda i vari attori della filiera trentina, con lo stesso obiettivo di portare l’alta innovazione tecnologica sul territorio. «Gpi ci ha chiamato per dirci quali erano i suoi problemi di innovazione. Per trovare una soluzione, abbiamo coinvolto l’Università, gli istituti di ricerca e un paio di start-up locali». Come spiega Massimiliano Rossi – direttore del settore automazione di Gpi –, l’esigenza era di aumentare la velocità del caricamento automatico dei farmaci. «Attualmente la macchina può caricare, da sola, fino a 200 confezioni in un’ora – spiega Rossi –. Entro un paio di anni, vogliamo arrivare a 300-360 confezioni, sia rettangolari sia circolari». Il tutto ha un risvolto molto pratico. Stiamo infatti parlando di un sistema robotizzato di conservazione dei farmaci. Sfruttando anche l’intelligenza artificiale, è in grado di riconoscere i vari farmaci, con un braccio meccanico che li può recuperare. Rendere queste operazioni più veloci significa dare a medici e farmacisti più tempo per pensare ai loro pazienti.

La sfida dell’innovazione

«Abbiamo accettato questa sfida perché è esattamente quello che cerchiamo – spiega Alessandro Cimatti della Fondazione Bruno Kessler –. Si parte da un problema reale e si cerca una soluzione altamente tecnologica per ottenere un risultato di eccellenza. Abbiamo partner in tutta Europa, ma ha un significato diverso poter ragionare sullo stesso territorio, con realtà industriali di altissimo livello». Non a caso, attraverso anche il coinvolgimento di Confindustria, Hub Trentino cercherà di replicare questo stesso modello anche con altre aziende. Per il momento, sono previsti circa 50 incontri con altrettante realtà, per capire le necessità di innovazione tecnologica a cui la ricerca può rispondere. «Così riusciamo anche a trasmettere una cultura d’impresa al mondo dell’università – spiega in conclusione il pro-rettore Flavio Deflorian –. Per noi è un aspetto importantissimo».













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